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Rosato lavorerà per il Terzo Polo: “Con Renzi non ci siamo più capiti”

Edoardo Romagnoli
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«Ci ho provato a lungo e non ci sono riuscito. Dal fallimento del Terzo Polo al lancio del Centro non ci siamo più capiti e in politica bisogna saperne trarre le conseguenze». Dopo aver contribuito a fondarlo Ettore Rosato lascia Italia Viva per differenti visioni con il leader Matteo Renzi. Rosato, a dispetto di ciò che si dice, non entrerà nè in Forza Italia nè in Azione.

Onorevole quindi cosa farà?
«Con Elena Bonetti e altri colleghi intendiamo organizzare un’associazione e collaborare con Azione con quello spirito di allargamento e di pluralismo di cui il Terzo Polo ha bisogno. C’è un’esigenza degli elettori di un centro».

 



Migranti, manovra, Pnrr, qual è la priorità secondo lei?
«Le tasche degli italiani, inflazione e crisi economica che comunque è alle porte, speriamo di lasciarla fuori, rappresentano la prima sfida che il governo deve affrontare. Per far questo ci vuole una legge di stabilità seria senza mancette e senza costosi slogan».

E in tema migranti? Ci sono state effettivamente delle congiunture internazionali che hanno complicato la situazione o è responsabilità del governo?
«Il governo si è scontrato con la realtà. Dopo i proclami fatti in campagna elettorale, ma ancor di più negli anni passati, oggi emerge quello che è sempre stato: un tema complesso che non si può governare con gli slogan. La congiuntura complicata c’era anche quando c’era la guerra in Libia e oggi l’Europa è più solidale di allora. E comunque l’immigrazione, quella legale, in un Paese che perde ogni anno abitanti non può essere visto solo come un problema ma anche un’opportunità».

 



Lei si è speso molto per le riforme, ma come si può rendere più forte il ruolo del premier senza stravolgere il meccanismo dei pesi e contrappesi costituzionali?
«È giusto senza dubbio rafforzare i poteri del presidente del Consiglio ma questo va fatto senza indebolire due pilastri della nostra costituzione: il ruolo del Presidente della Repubblica e il ruolo del Parlamento. Bisogna avere il coraggio di dirsi che il bicameralismo va cambiato e questo faciliterà anche l’individuazione di una formula per consentire agli italiani di scegliere un presidente del Consiglio chiaramente indicato dalle coalizioni».

Una cosa fatta bene e una fatta male dal governo?
«Una cosa fatta bene: l’approccio che Meloni e Tajani stanno avendo in politica estera, sono presenti ed efficaci. India, Paesi africani, Asia centrale e Balcani le relazioni del governo mi sembrano improntate a una politica efficace in cui si riallacciano alcuni fili. Mentre trovo un’assurdità da parte dei partiti di maggioranza l’uso delle alleanze europee in chiave di scontro interno. La von der Leyen a Lampedusa con la Meloni e lo stesso giorno la Le Pen a Pontida con Salvini a dire cose opposte è proprio un messaggio che non si può vedere. Fa male all’Italia e alla sua credibilità».

 

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