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Pd, tra De Luca e Schlein continua la guerra fredda: il destino della Campania

Luca De Lellis
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“Amici mai, per chi si cerca come noi”, cantava Antonello Venditti. Ecco, questa massima potrebbe sintetizzare un po’ il rapporto tra Elly Schlein e Vincenzo De Luca. Si scrutano, si cercano e, ognuno per i suoi orizzonti, vanno dritti per la loro strada. Ma non si piacciono, e non si sono mai piaciuti. Nel discorso di insediamento la segretaria del Partito Democratico ammiccava a una sorta di restaurazione. Via dal partito i pezzi grossi che impediscono la corsa verso il progressismo, verso l’interessamento ai diritti umani. E che ristagnano lì, ormai da anni, sempre aggrappati alla poltrona. Ecco, come riporta il retroscena Corriere della Sera a firma di Fabrizio Roncone, sicuramente tra i bersagli preferiti da Schlein c’era anche, e soprattutto verrebbe da dire, il governatore della Regione Campania.

 

 

De Luca è lì da due mandati, e ha tutta l’intenzione di correre per il terzo. In fondo lo diceva qualche mese fa, infischiandosene del pensiero della leader e di quanti, dentro al Pd lo vorrebbero finalmente fuori dai giochi: “De Luca farà quello che vuole, mica aspetta il permesso di qualcuno”. Già, parlare di sé stessi in terza persona denota un’autostima e una fiducia nelle proprie capacità oltre la soglia del normale. D’altronde, però, il presidente della Campania è sempre stato un personaggio fuori dagli schemi, ed è pronto a lottare per il suo ufficio a Palazzo Santa Lucia anche in solitudine. Intanto, fino al marzo 2026, data in cui dovrebbero svolgersi le prossime regionali, lui continuerà a essere un pesce fuor d’acqua in un partito guidato da una persona che non lo vuole più. E che glielo ha sempre dimostrato.

 

 

Come quando dopo il loro primo incontro, nel giugno scorso a Napoli, dopo l’assemblea di Articolo I, Elly Schlein non uscì esattamente rasserenata in volto. E si vendicò subito, declassando il figlio Piero De Luca da vice capogruppo del Senato a segretario d’aula. Intanto Schlein ha altro a cui pensare, oltre al ribelle De Luca che non sottostà ai diktat di partito. Ed è il fatto che il consenso popolare nei sondaggi non progredisce, anzi pian piano sta scendendo sotto la soglia del 20%. Gli italiani non capiscono le sue posizioni sui temi principali, e nella corsa verso le Europee non è un bel segnale. 

 

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