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Extraprofitti delle banche, il ministro Giorgetti non torna indietro

Leo. Ven.
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Tutto si può migliorare, ma sulla tassa per gli extraprofitti delle banche, generata dalla differenza tra i tassi applicati sui prestiti e quelli riconosciuti a depositanti, il governo non arretra. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, ha difeso la scelta dell’esecutivo ieri dal palco di Pontida: «Con grande equilibrio, con grande coraggio siamo chiamati a prendere decisioni complicate che a qualcuno daranno fastidio, lo abbiamo fatto con il superbonus, con una tassa con gli extraprofitti delle banche». Così ha aggiunto «dopo tante critiche che abbiamo ricevuto dal mercato finanziario e dai banchieri, stamane (ieri ndr) ho letto una lettera su un giornale di un 94enne che sostiene che tassare questo extraprofitto sarebbe giusto e doveroso, non tassarlo sarebbe l’ennesima beffa ai danni dei risparmiatori. Per chi fa politica questo tipo di appello non può essere dimenticato. Allora si potrà perfezionare, migliorare», ma il responsabile del dicastero dell’Economia ha ribadito che la scelta presa va nella giusta direzione. Il responsabile del dicastero dell’Economia ha parlato anche della situazione economica. La crisi internazionale, la guerra e il rialzo dei tassi, mettono a dura prova l’Italia che ha sulle spalle un debito pubblico da migliaia di miliardi.

«Condivido le preoccupazioni e le angosce di tanti imprenditori e di tante famiglie che si alzano con il debito sulle spalle, anch’io come ministro dell’Economia mi alzo con un grande debito sulle spalle: 2859 miliardi che significano soltanto l’anno prossimo per interessi in più 14 miliardi, sottratti ad aiuti, alla sanità, alla riduzione delle tasse» ha detto Giorgetti dal palco di Pontida che si è interrogato anche sulla sua missione nel governo: «Come interpretare lo spirito di Pontida nel ruolo che mi è affidato? La risposta che mi sono dato è stata questa: è spirito di libertà, di verità, dire le cose come stanno, e di responsabilità. Io da ministro dell’Economia vivo una realtà che non è fatta solo della guerra in Ucraina, ma anche di tante altre guerre che si fanno in tanti modi, utilizzando il grano, i migranti e l’energia». La soluzione passa sempre da Bruxelles: «Se crediamo nel futuro, se crediamo in chi investe sulla famiglia e l’impresa, con la stessa logica, come governo, rivendichiamo a ogni livello che il Patto di stabilità escluda dal conteggio gli investimenti» ha concluso il leghista.

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