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Salario minimo, il ministro Ciriani alle opposizioni: "Disponibili al dialogo ma niente diktat"

Dario Martini
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Camera e Senato riaprono i battenti dopo la pausa estiva. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, indica le sfide su cui è al lavoro il governo e la strada da percorrere per portare a casa le principali riforme.
Con la ripartenza dei lavori parlamentari ci sono diversi provvedimenti importanti per il governo, uno di questi il decreto Asset che contiene la norma sugli extraprofitti delle banche. Saranno apportate modifiche come chiede Forza Italia?
«Il decreto è stato trasmesso in Senato e deve ancora iniziare il suo iter. Come sempre il Parlamento farà il suo lavoro intervenendo e emendando il testo. Per quanto riguarda la norma sugli extraprofitti il nostro governo non vuole di certo tassare il legittimo profitto imprenditoriale, anzi ha lavorato e continuerà a lavorare per aiutare a creare ricchezza».
In Senato è incardinato anche il ddl Nordio, prevede difficoltà?
«Come è giusto il Senato prima, e la Camera poi, esamineranno con attenzione e lavoreranno sulla riforma della giustizia, che è uno dei punti fondamentali del nostro programma di governo. Mi auguro che non ci saranno difficoltà, ma un esame approfondito e interventi nel merito di un testo così importante».
Poi c’è l’altro decreto omnibus con l’estensione dell’utilizzo delle intercettazioni in alcuni campi, verrà posta la fiducia?
«Il governo non è mai felice di porre la questione di fiducia, ma i tempi stringenti spesso ci impongono di farlo. Vedremo come si svolgeranno i lavori di questo decreto e poi capiremo cosa fare».
A proposito di questioni di fiducia, il governo fino ad oggi ne ha poste 27, una media di quasi tre al mese, non si rischia di ridimensionare il ruolo del Parlamento?
«Il ricorso alla decretazione d’urgenza è dettato dalla necessità, del Paese e della politica, di avere e dare risposte celeri per rispondere ad emergenze ed esigenze impellenti. Per quanto riguarda la fiducia, come dicevo prima, il più delle volte è una questione legata ai tempi: i decreti legge hanno una data di scadenza fissata a 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta, data entro la quale devono per forza essere trasformati in legge dal Parlamento altrimenti decadono. Cerchiamo di garantire al massimo il dibattito e l’intervento parlamentare, perché il Parlamento è il cuore della democrazia italiana, ma purtroppo i regolamenti disomogenei di Camera e Senato non ci aiutano. Se si riuscisse a mettere mano e ad attualizzare i regolamenti sicuramente il lavoro di tutti ne gioverebbe».
Tra gli altri temi su cui il Parlamento è chiamato a esprimersi c’è l’autonomia differenziata. Il percorso è in salita, prevede tempi lunghi?
«Anche l’autonomia è un punto cardine del nostro programma di governo. Il ministro Calderoli sta facendo un grandissimo lavoro, ma come per la riforma della giustizia si tratta di testi che vanno a modificare l’intelaiatura dello Stato e quindi è giusto che i tempi di approvazione e l’esame del testo siano commisurati all’importanza della riforma».
L’altra grande riforma è quella del cosiddetto premierato. Avrà la precedenza sull’autonomia? E contate sull’appoggio anche di Italia Viva?
«Riforme costituzionali e autonomia viaggiano insieme, sono due facce della stessa medaglia: uno Stato centrale più forte con governi più stabili e più responsabilità alle Regioni che sanno amministrare bene. Per quanto riguarda Italia Viva non sta a me rispondere, noi facciamo il nostro lavoro, loro decideranno nel merito cosa fare».
Sia Giorgetti che Meloni hanno spiegato che in Manovra non sarà possibile fare tutto, come contate di aiutare le famiglie oltre al taglio del cuneo fiscale?
«Tagliando il cuneo fiscale, quindi riducendo le tasse sul lavoro e alzando gli stipendi, indirettamente si aiutano le famiglie perché i lavoratori avranno più soldi in busta paga. Non è un caso se il governo Meloni fin da subito, dalla finanziaria dello scorso anno, ha deciso di intervenire sul cuneo fiscale. Poco prima della pausa estiva abbiamo anche approvato il via definitiva la delega fiscale, con i decreti attuativi si interverrà in questo campo in modo deciso. Per quanto riguarda la legge di bilancio, razionalizzeremo al meglio le risorse a disposizione, come tra l’altro abbiamo fatto per tutto questo anno in cui abbiamo governato, partendo dall’emergenza bollette che è stata disinnescata investendo 30 miliardi di euro. Quando ci siamo insediati sembrava stessimo andando incontro ad una catastrofe e invece oggi abbiamo una situazione finanziaria migliore di altri Paesi europei, credo che questo sia un merito che vada riconosciuto al governo Meloni».
Il governo interverrà sul caro benzina? Se sì, quando e in che modo?
«Un primo intervento c’è già stato con il decreto che è entrato in vigore i primi di agosto e che impone di esporre il prezzo medio regionale così da evitare speculazioni. Per quanto riguarda un futuro intervento, il ministro Urso è sempre molto attento e monitora la situazione».
Pensa che sarà possibile dialogare con le opposizioni su alcuni temi, ad esempio sul salario minimo?
«Il problema degli stipendi bassi noi lo abbiamo ereditato proprio dalla sinistra che oggi tuona e che ha governato negli ultimi 10 anni. Noi stiamo intervenendo attraverso il taglio del cuneo fiscale perché siamo ben consapevoli che è fondamentale difendere il potere d’acquisto delle famiglie. Il presidente Meloni ha incontrato le opposizioni proprio sul salario minimo, a dimostrazione che per noi il confronto è importante, se per le opposizioni però il dialogo significa che o si fa come dicono loro o nulla, la situazione inevitabilmente si complica».
Prima dell’estate lei ha chiesto ai membri del governo, in particolare i sottosegretari, di fornire le presenze settimanali in aula e commissioni. Ha già stilato un primo report, le presenze sono aumentate?
«La mia lettera non voleva essere una reprimenda ma un richiamo al senso di responsabilità da parte di tutti, proprio perché, come dicevo prima, i tempi per la conversione dei decreti legge sono sempre molto stretti è importante, anche per dare modo al Parlamento di fare bene il suo lavoro, che non vi siano intoppi e rinvii. Ringrazio tutti i ministri e i sottosegretari per il lavoro che fanno e per aver compreso il senso della lettera».
In maggioranza ci sono divergenze sulle alleanze per le Europee. Potrebbero acuirsi?
«È indubbio che in Europa i tre partiti della coalizione appartengano a "famiglie" diverse, ma l’importante è come stiamo governando in Italia. Siamo in armonia e diamo il massimo per risolvere i problemi del Paese. Essendo però le Europee delle elezioni in cui vi è un sistema elettorale proporzionale un po’ di competizione interna è fisiologica e non ci spaventa»

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