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Migranti, Macron ci prende in giro: chiude i confini e poi promette solidarietà

Dario Martini
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Dopo aver raddoppiato militari e gendarmi per blindare il confine con Ventimiglia, la Francia mostra il volto amico. Tutto a un tratto pare che il presidente Emmanuel Macron, si sia reso conto che esiste un’emergenza immigrazione. «Abbiamo un dovere di solidarietà europea», dichiara il numero uno dell’Eliseo, assicurando che le decisioni sulla gestione dei richiedenti asilo «saranno prese con l’Italia». Macron sottolinea anche la necessità per l’Europa di proteggere meglio le sue frontiere e di lavorare con più intensità per impedire alle persone di lasciare l’Africa e il Medio Oriente. «Questa situazione dimostra che l’immigrazione è un fenomeno che riguarda tutti gli europei», aggiunge. A muoversi è anche il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin. Prima convoca una riunione sulla crisi in corso a Lampedusa, poi parla al telefono con il titolare del Viminale Matteo Piantedosi, «una lunga discussione in cui abbiamo concordato di lavorare di comune accordo per intensificare in modo significativo la prevenzione delle partenze dei migranti e la lotta ai trafficanti di esseri umani». La speranza è che dalle parole si passi ai fatti, perché fino ad oggi il governo francese si è comportato in modo completamente opposto.

 

 

Intanto, il ministro degli Esteri Antonio Tajani invoca un intervento Onu a Lampedusa e annuncia che si recherà presto a Berlino e Parigi per discutere della situazione. Tornando alla Francia, i rinforzi inviati alla frontiera tra Mentone e Ventimiglia non sono certo un bel segnale. Darmanin è lo stesso ministro che mesi fa accusò il governo italiano di comportarsi in modo «disumano» con i migranti e di essere «incapace di risolvere il problema». A fine 2022 la Francia si oppose ad accogliere la nave Ocean Viking nel porto di Marsiglia. Alla fine dovette cedere, ma appena sbarcati accolse solo una piccola parte dei migranti. Macron definì il comportamento italiano «inaccettabile». Si sarà davvero ricreduto? Può darsi. Anche se nelle parole di ieri non c’è traccia dell’intenzione di farsi carico di una parte dei migranti arrivati in Italia. Se ora la Francia dice di voler collaborare, dalla Germania continua il muro contro muro. Il governo tedesco conferma che l’accoglienza volontaria dei richiedenti asilo in base al meccanismo europeo di solidarietà tornerà attiva quando l’Italia riprenderà l’applicazione della Convenzione di Dublino. Berlino spiega di aver voluto mandare un «segnale» al governo Meloni. Poi, dopo aver fatto la voce grossa, si mostra conciliante: «Con i nostri amici a Roma» si troverà il modo per riprendere lo scambio che terrà conto del meccanismo di solidarietà e della Convenzione di Dublino».

 

 

Questo accordo prevede che i migranti debbano restare nei paesi di primo sbarco. Dal momento che la stragrande maggioranza passa prima dalla Sicilia, significa che il fardello ricade tutto sulle spalle di Roma. In base a questo principio, la Germania, o qualsiasi altro stato membro della Ue, può chiedere all’Italia di riprendersi gli extracomunitari. Il trucco è presto svelato: in base al meccanismo di solidarietà, la Germania si è impegnata a «redistribuire» nel suo Paese 3.500 migranti che oggi si trovano in Italia. Finora ne ha accolti solo 1.042. Quindi, in questo preciso momento, si rifiuta di prendere i 2.458 mancanti. In base a Dublino, però, i tedeschi pretendono di trasferire in Italia 10.125 migranti. È evidente che il governo Meloni non possa accettare uno "scambio" simile. Come se non bastasse, la mancanza di solidarietà europea emerge in modo chiaro anche dalla decisione dell’Austria che ha annunciato l’intensificazione dei controlli al Brennero. Il ministro dell’Interno austriaco, Gerhard Karner, ha affermato che «la Commissione europea deve diventare ancora più coerente, più severa e più rapida nella lotta alla tratta di esseri umani e agli abusi in materia di asilo. Procedure rapide alle frontiere esterne e rimpatri, una forte protezione delle frontiere e la possibilità di procedure di asilo al di fuori dell’Europa sono i primi passi nella giusta direzione».

 

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