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Pier Silvio Berlusconi, niente politica. "Posso dirlo con certezza", cosa sa Sallusti

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Alessandro Sallusti chiude sul nascere il tormentone estivo: Pier Silvio Berlusconi non scenderà in campo. Non c'è la politica nel futuro prossimo del figlio secondogenito di Silvio Berlusconi. "Ipotesi suggestiva", scrive il diretttore di Liebro in un lungo articolo nell'edizione di domenica 13 agosto, tanto che "ogni parola, ogni battito di ciglia dell’erede più in vista insieme alla sorella Marina viene passato prima alla moviola e poi al microscopio da giornali e addetti ai lavori in un sospetto crescendo di morbosità. «Avete visto? Pier Silvio parla già da leader», concludono l’analisi alcuni di questi attenti osservatori commettendo un primo errore depistante". Ovvero dimenticano che Pier Silvio è leader da 23 anni, in Mediaset e poi nelle varie attività imprenditoriali e finanziarie del gruppo.

 

Il direttore mette in fila alcuni fatti degli ultimi mesi. Dopo il funerale di Stato per il padre, Pier Silvio in un discorso ai dipendenti Mediaset aveva detto: "Lui rimarrá sempre nei nostri cuori ma da domani noi si torna a lavorare come sempre", "lasciando ben intendere - ricorda Sallusti - che il timone dell’azienda era ben sotto controllo e la navigazione certa". Un mese dopo l’annuncio dei palinsesti con le ben note sorprese: stop a Barbara D’Urso, dentro Bianca Berlinguer e Myrta Merlino in virtù di una nuova linea no-trash.

 

Poi l’8 agosto "Pier Silvio di nuovo spiazza. Al termine del primo Trofeo Silvio Berlusconi -(...) l'erede lascia la tribuna e microfono in mano raggiunge il centro del campo accompagnato dal fratello minore Luigi, da Marta Fascina, dallo zio Paolo e parla ai sedicimila sugli spalti. Un breve discorso incentrato sul «senso del rispetto caro a mio padre» pronunciato tra gli applausi con voce ferma e sicura da leader". Anche qui, tutti a gridare alla "discesa nel campo" della politica. Ma è solo una suggestione, conclude Sallusti: il fatto è che Pier Silvio si è fatto trovare pronto a uno spartiacque, la morte del padre, cruciale per ogni uomo, e "possiamo dire con certezza che non c’è all’orizzonte nessuna improvvisazione che riguardi una sua discesa in politica né a breve né a medio termine", e questo "con «quel senso del rispetto» che è nel dna di famiglia" scrive il direttore che sul tormentone di Ferragosto mette la parola fine. 

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