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Il M5S vuole infiammare le piazze. Anche Fico a Napoli contro Meloni

Pietro De Leo
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Dall’uno vale uno all’ormai vale tutto. Il Movimento 5 Stelle, in questi giorni, rivendica il reddito di cittadinanza come perno della sua proposta politica, a seguito del superamento entrato in vigore a fine luglio. Solo che, nel linguaggio utilizzato, pare un amarcord delle origini. Quella fase del consenso a tutti i costi, anche il soffiare sul fuoco della tensione sociale. Lo abbiamo visto la scorsa settimana, quando il fondatore dell’epopea pentastellata, Beppe Grillo, è tornato a parlare e ha sentenziato: «Ormai è chiaro: il focus di questo governo è la lotta ai poveri». Appena l’altroieri, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte osservava: «Ci aspettiamo un autunno caldissimo». Prima ancora, anch’egli aveva accusato il governo di fare una «guerra contro i poveri». Parole, peraltro, in piena continuità con quanto aveva detto in campagna elettorale lo scorso anno: «Meloni togliendo il reddito di cittadinanza vuole la guerra civile». E poi aveva addirittura lanciato le «brigate di cittadinanza», invitando le persone a mettersi il passamontagna e andare a «pulire strade e parchi». Insomma, un aizzare gli animi preventivo, poi proseguito nei giorni in cui si passava dal vecchio al nuovo sistema.

 

 

E che, nel secondo giorno di agosto, ha visto qualche tensione a Napoli, con una manifestazione dei percettori del reddito. Coretti come «Senza reddito mai più, Meloni a testa in giù», e ancora le proteste rivolte alla sede di Fratelli d’Italia, presidiata dalle Forze dell’Ordine, dove il corteo di circa duecento persone ha fatto tappa. Giustamente il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di centrosinistra, ha sottolineato: «Noi dobbiamo condannare qualsiasi forma di violenza. La protesta in un Paese democratico è possibile, ma dobbiamo assolutamente evitare che quelle che possono essere delle legittime proteste poi si possano saldare ad azioni che non sono democratiche». Presupposto di questa constatazione ragionevole, ovviamente, è che nessuno soffi sul fuoco di una protesta che fin qui, fortunatamente, si è dimostrata tutto sommato contenuta. Ecco allora che rischia di stridere, ancora una volta, un’iniziativa in animo del Movimento 5 Stelle, che dopodomani, nel capoluogo partenopeo, terrà una conferenza stampa, recita una nota, «sulle drammatiche conseguenze derivanti dalla cancellazione del reddito di cittadinanza».

 

 

Già messa così, significa sviare dalla realtà dei fatti. Sia perché i fragili continueranno ad avere il sostegno attuale, sia perché, fra gli abili, continueranno a ricevere un quantum coloro i quali hanno i requisiti per la presa in carico dei servizi sociali e coloro i quali si iscriveranno a dei percorsi di formazione. Più in generale, convocare una conferenza stampa è del tutto legittimo, certo. Tuttavia farlo con un pregresso di messaggi a toni così alti e a fronte di un rischio degenerazioni nella mobilitazione del tessuto sociale coinvolto, solleva una questione di contesto e di opportunità. E poi c’è un altro aspetto che risalta: alla conferenza stampa parteciperà anche Roberto Fico, ex presidente della Camera che in questi giorni non si è risparmiato, neanche lui, in messaggi piuttosto demagogici. Non dovrebbe, un’ex Terza Carica dello Stato, agognare all’evitare tensioni sociali a prescindere dal mantenimento del suo ruolo? Evidentemente no, e questo testimonia il livello della cultura istituzionale del Movimento.

 

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