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Rai-Saviano, il caso manda in tilt il Pd. Interrogazione e accuse choc

Gaetano Mineo
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Il caso Saviano arriva anche al parlamento europeo. Un toro ferito nell’arena, appare così il Pd dopo la cacciata dalla Rai di Roberto Saviano. Un partito in tilt che sta bussando a tutte le porte per sperare a un ritorno in Viale Mazzini dell’autore di Gomorra al quale la tv di Stato ha tolto dal palinsesto la trasmissione Insider II. E così la questione approda in parlamento. La Rai riveda la decisione di non mandare in onda il programma di Saviano, affermano inun’interrogazione i parlamentari Pd della commissione di Vigilanza sulla Rai. «Noi chiediamo con forza che la Rai possa rivedere questa decisione per due ordini di motivi –scrivono gli esponenti Dem -: il primo riguarda la rilevanza del programma di Saviano in merito all’argomento trattato», il contrasto alla mafia; in secundis -proseguono -riteniamo che, se il programma era già in palinsesto, questo taglio comporterebbe un costo per la Rai anche in relazione alla vendita degli spazi pubblicitari, creando un vero e proprio danno erariale. Auspichiamo quindi che la dirigenza della Rai possa ascoltare ed accogliere le nostre istanze».

Nel mirino del Pd, frattanto, c’è sempre il vicepremier, Matteo Salvini. L’attacco arriva via social da Giuseppe Provenzano, deputato e componente della segreteria Dem. Che scrive: «Ci sono dei segnali preoccupanti che arrivano da Salvini sulla lotta alla mafia: l’attacco a Don Ciotti, la riforma del Codice degli Appalti... È lui il mandante politico del caso Saviano».

Quanto basta al capo del Carroccio per annunciare un’altra querela, dopo quella all’indirizzo di Saviano che l’ha definito «ministro della Mala vita». «Da sinistra insistono con dichiarazioni deliranti– afferma il ministro delle Infrastrutture -: "Salvini mandante, da Salvini segnali molto preoccupanti sul fronte della lotta alla mafia...". Ma come si permette questo signore?! Vergogna. Querela subito, e poi vediamo se ci riprovano». Il botta e risposta continua sempre sui social. È la volta di Provenzano: «Se avesse, non dico il coraggio, ma il senso delle istituzioni di venire in Parlamento a discutere di lotta alla mafia, le potrei elencare ad una ad una tutte le ragioni – scrive il deputato del partito della Schlein -. Pronto a farlo anche in Tribunale, comunque, ministro».

Un toro ferito nell’arena, appare il Pd, dicevamo. Perché non solo bussa al parlamento italiano ma il caso Saviano approda pure a Bruxelles. La Dem e vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, annuncia un’interrogazione alla Commissione, perché «l’impegno per la libertà di stampa è un caposaldo dell'impegno del Parlamento e di tutte le istituzioni Ue». A commentare il caso Saviano c’è, infine, Carmelo Burgio, generale dei carabinieri da poco in pensione, che in un lungo post su Facebook scrive: «Saviano icona della anti-camorra? Io resto ai fatti per come li ho vissuti. Un librodi successo e una condanna per plagio (pare abbia scopiazzato, non sono io a dirlo ma una sentenza). Ricordo che ero a Caserta in quegli anni e non ebbi un uomo né una macchina per quel libro». 

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