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Emergenza caldo, si lavora ad un protocollo condiviso. Idea smart working

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L’emergenza caldo si affronta con una gestione integrata, attraverso modifiche sui modelli organizzativi capaci di fronteggiare le future crisi dovute ai cambiamenti climatici. È questo l’approccio della ministra del Lavoro, Marina Calderone, al tavolo con il ministero della Salute, Inl, Inps, Inail e associazioni datoriali e sindacali sulle misure per tutelare i lavoratori esposti alle temperature record che hanno colpito l’Italia nell’ultima settimana. Il ministero ha aperto alla possibilità di lavorare a un protocollo congiunto con le parti sociali, per affrontare «i temi dell’organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l’emergenza caldo, con la fornitura di Dpi ad hoc e supporti anticalore», ha affermato Calderone. Per agevolare questa ipotesi, la ministra sarebbe pronta a mettere sul tavolo un decreto ministeriale che accelererebbe le procedure di comunicazione. Ma Cgil e Uil esortano: «Non c’è tempo». E chiedono un decreto che fermi le attività oltre i 33 gradi.

 

 

Contrarie le imprese, che vogliono evitare «sospensioni dall’alto» e invocano misure tarate sulle esigenze specifiche di ciascun settore. Intanto, Calderone ha riconvocato le parti per un secondo round lunedì 24 luglio. Sul tavolo anche la possibilità di utilizzare la Cigo in caso di calore eccessivo. Dalla ministra è arrivata la disponibilità a valutare alcuni interventi normativi, come ad esempio la gestione a ore della cassa ordinaria in tutti i settori. Secondo fonti presenti all’incontro, la ministra avrebbe messo sul tavolo anche la possibilità di ricorrere allo smart working. Al momento però mancherebbe il ‘veicolo’ normativo in cui inserire questo intervento, avrebbe spiegato Calderone, anche se non sembra aver chiuso del tutto la porta all’ipotesi, eventualmente da prevedere con un dl.

 

 

Sul protocollo i sindacati si dividono. Da un lato Cgil e Uil, che spingono per interventi più incisivi e, soprattutto, immediati. «Non c’è tempo, la situazione è drammaticamente urgente: serve un decreto immediato che fermi le attività lì dove si superino i 32/33 gradi», afferma via Lucullo, mentre Corso d’Italia chiede che la Cigo sia resa «immediatamente fruibile e gli interventi devono essere immediatamente efficaci, come deve essere vincolante l’interruzione delle attività quando non ci sono le condizioni, altrimenti non si affronta l’emergenza». Dall’altro lato la Cisl, che accoglie con l’idea del protocollo con favore, per dare «spazio a tutti gli strumenti utili alla tutela dei lavoratori esposti alle ondate di calore eccezionale che necessitano di una risposta strutturale». Convinta anche l’Ugl: «Bene l’ipotesi di arrivare a un protocollo condiviso con le associazioni datoriali che fissi dei punti sulla gestione delle emergenze climatiche». Dalle imprese arriva un avvertimento: gli interventi per le semplificazioni normative sulla cassa integrazione ordinaria e sull’organizzazione per fronteggiare l’sos caldo «devono essere tarati alle tipologie di attività nei diversi settori e alle mansioni svolte, poiché è evidente che ci siano impatti differenziati», scrive Confcommercio in una nota. Niente «sospensioni ’dall’alto delle attività», quindi, anche perché, soprattutto nel terziario, «si può passare paradossalmente dalla cassa integrazione per eventi climatici alla cassa integrazione per cessazione attività», ammonisce la confederazione.

 

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