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Camera, rivoluzione per la buvette e il ristorante: cosa ha deciso Fratelli d'Italia

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Basta con l’esternalizzazione dei servizi della Camera ora appaltati a società private. Meglio affidare in house la gestione della ‘buvette’, il cosiddetto bar della politica, e lo storico ristorante al piano Aula: si risparmia di più e chi ci lavora, dagli chef ai camerieri, avrà stipendi più dignitosi e una maggiore tutela sul lavoro. Fratelli d’Italia punta a una ‘rivoluzione’ nel Palazzo, come emerge dall’odg annunciato oggi dal questore deputato Paolo Trancassini in Aula, durante la discussione sul bilancio 2022 della Camera, che ha annunciato un’inversione di tendenza: «Stiamo valutando la possibilità di creare una società in house per gestire direttamente una serie di servizi che vengono oggi appaltati, convinti che, se riusciremo a farlo, avremo un maggior risparmio di spesa e soprattutto cercheremo di dare maggiore dignità a chi lavora all’interno del Palazzo». 

 

 

Nel testo della proposta, visionato dall’AdnKronos, si ricorda come «a partire da metà degli anni ’90 la Camera dei deputati ha proceduto ad una progressiva esternalizzazione di alcuni servizi erogati presso la Camera stessa». Per il partito di via della Scrofa, però, ora bisogna cambiare registro, puntando a società in house, la cui realizzazione è prevista dall’articolo 16 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 (’Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica'). Una posizione che rivoluzionerebbe appunto non solo il bilancio di Montecitorio. Il partito di Giorgia Meloni infatti dovrà elaborare una proposta, che non sarà facilmente digerita da tutte le forze politiche, come appare chiaro anche dai dubbi espressi oggi in Aula dal Pd democratico.

 

 

«Voglio sottolineare come la Camera dei deputati da molti anni esternalizza alcuni servizi accessori anche di carattere amministrativo, con conseguente risparmio di spesa», ha fatto notare il dem Stefano Vaccari, che non ha risparmiato frecciate nei confronti di Trancassini anche sul tema dei diritti e degli stipendi dei lavoratori oggi impiegati: «Non pensiamo, a differenza del collega Trancassini» che la vicenda «possa essere affrontata attraverso la creazione di contenitori terzi a cui affidare direttamente la gestione di servizi, senza avere, invece, valutato la sostenibilità finanziaria, l’efficienza, l’economicità e l’efficacia di questi strumenti e contratti». Nonostante le critiche, FdI fa sapere che andrà avanti per la sua strada. Occorre «avviare una riflessione - si legge nell’odg a firma dei parlamentari Messina, Iezzi e Colucci - sulla possibilità di gestire alcuni dei servizi attualmente esternalizzati attraverso modalità diverse e più efficaci, che possano migliorare il livello delle prestazioni rese, innalzare le garanzie retributive dei lavoratori addetti e ridurre i costi». L’odg conclude invitando «l’Ufficio di Presidenza, il collegio dei questori a valutare l’opportunità di svolgere un approfondimento sui diversi strumenti volti alla gestione di attività non direttamente strumentali all’esercizio delle funzioni parlamentari, anche mediante l’eventuale costituzione di una società in house, al fine di migliorare l’efficienza della gestione dei servizi stessi e di innalzare le garanzie retributive dei dipendenti addetti, adottando una cornice normativa che introduca nell’ordinamento interno gli adattamenti necessari ad adeguare la disciplina esterna alle peculiarità dell’istituzione parlamentare, alla luce dell’autonomia organizzativa ad essa attribuita dall’ordinamento costituzionale ai sensi dell’art. 64 della nostra Costituzione».

 

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