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Il governo accelera sul ddl Nordio: riforma della giustizia non più rinviabile

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Adriano Bonanni
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Dopo 24 ore di botta e risposta sulla giustizia con l’Anm, la maggioranza di centrodestra compatta prova a serrare le fila: «Nessuno scontro istituzionale» ma «faremo la riforma» dice il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti. Maurizio Gasparri di Forza Italia tuona: dall’Anm «atteggiamenti fuori dai confini della Costituzione. I vari Spataro, Nello Rossi, Albamonte, De Lucia pensano di essere non soltanto il potere giudiziario, ma anche il potere legislativo e il potere esecutivo». E la Lega ribadisce che il governo non ha alcuna intenzione di fermarsi e, anzi, vuole accelerare. «Una riforma della Giustizia che unisca garantismo e certezza delle pena è attesa da decenni e non è più rinviabile, come ci hanno ricordato anche i milioni di cittadini coinvolti dai referendum di giugno 2022 si legge in una nota - L’obiettivo è mettere al primo posto l’efficienza. In generale, come da programma elettorale, è doveroso impegnarsi per un piano nazionale che renda effettiva l’esecuzione della pena attraverso carceri idonee con più personale e mezzi. E poi: per la separazione delle carriere, per tempi certi per arrivare a sentenza, per maggiori garanzie, per combattere la degenerazione del correntismo». «È una sfida da vincere, per rendere l’Italia più moderna e credibile anche a livello internazionale - è la conclusione - Il tutto dovrà essere fatto all’insegna della rispettosa collaborazione, non contro qualcuno e nel rigoroso rispetto sia dell’obiettivo finale che delle prerogative costituzionali di ogni soggetto».

 

Il sindacato delle toghe rilancia nel secondo dei due giorni romani al palazzo della Cassazione. Lo fa sfidando la politica sui temi concreti dell’amministrazione della giustizia. A cominciare dal processo telematico e gli impegni presi in ambito Pnrr. Al ministro Carlo Nordio il Comitato direttivo centrale dell’Anm ricorda che «l’informatizzazzione indiscriminata senza alcuna verifica di funzionalità o preparazione del personale» è inutile e dannosa.

 

I magistrati puntano il dito in particolare sugli «uffici del Giudice di Pace e dei Tribunali per i Minorenni» che sono del «tutto sprovvisti di sistemi informatici per il deposito di atti e documenti di parte» e si trovano a «fronteggiare gravissime criticità». È quanto si legge in uno dei due documenti approvati ieri mattina. L’Associazione Nazionale Magistrati chiede al Guardasigilli «un incontro per discutere» dei problemi «auspicando un immediato intervento normativo che assicuri omogeneità gestionali negli Uffici dei Giudici di Pace e nei Tribunali per i Minorenni scongiurando la paralisi dei servizi». Spazio anche per il confronto tutto interno. Sugli «incarichi extragiudiziari» l’Anm chiede al Consiglio Superiore della Magistratura di semplificare la «procedura autorizzatoria». Oggi la circolare di Palazzo dei Marescialli che discplina gli incarichi fuori ruolo imporrebbe «oneri di documentazione spesso gravosi» che diventano un «disincentivo». Al contrario, per l’organizzazione guidata da Giuseppe Santalucia «la possibilità per la magistratura di prendere parte alla vita delle istituzioni pubbliche costituisce» una «fonte di arricchimento per il singolo magistrato e per la magistratura tutta» e «una importante garanzia per tutti i cittadini» che «non hanno certamente bisogno di magistrati chiusi» in una torre d’avorio. 

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