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Rocca pronto a ridare il patrocinio. Ma dal gay pride nessun passo indietro

Pietro De Leo
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Roma Pride, capitolo secondo. La disputa sul patrocinio ritirato dalla Regione Lazio alla manifestazione arcobaleno è andata avanti anche ieri. Si parte dal gesto di distensione avanzato dal Presidente della Giunta, Francesco Rocca. Interpellato sul tema da alcuni giornalisti, Rocca ha detto, riferendosi al portavoce del Pride Mario Colamarino: «Chieda scusa pubblicamente per la manipolazione della concessione e immediatamente sono pronto a ridare il patrocinio». E ha aggiunto: «Avevamo dato l’adesione convinta al Gay Pride, abbiamo una società che ha tanti passi da fare e il primo pensiero di Colamarino, dando il benvenuto al nostro patrocinio, è stato l’utero in affitto. La Corte Costituzionale ha definito la Gpa una pratica offensiva e lesiva dei diritti delle donne. Quando si parla dei diritti dei bambini bisogna essere attenti».

 

 

Proprio la rivendicazione dell’utero in affitto (pratica che in Italia è contro legge) da parte del portavoce dell’iniziativa, infatti è stata alla base della scelta di revocare il patrocinio. Mano tesa, tuttavia, per una correzione di rotta. In un dibattito che è proseguito per tutta la giornata. Scrive il capogruppo in Regione Lazio di Forza Italia, Giorgio Simeoni: «Il patrocinio all’evento era stato concesso inizialmente in buona fede, ma trovo corretta la decisione successiva di revocarlo a fronte della provocazione degli organizzatori di associare l’adesione della Regione ad una pratica illegale quale è quella dell’utero in affitto». Dal Pd, l’eurodeputata Alessandra Moretti al contrario punta il dito su un’Italia che «rischia di diventare un paese retrogrado sui diritti civili e dunque indebolito nel suo spirito democratico». E il responso all’appello di Rocca? Negativo, ovviamente. Colamarino chiude la porta: «Chiaramente non ci sarà nessuna scusa rispetto alle affermazioni di Rocca da parte del Roma Pride. Nessuno ha manipolato nessuno. Abbiamo solo fatto una richiesta formale alla regione Lazio e loro hanno risposto con la concessione a titolo gratuito del patrocinio». E ancora: «Non c’è stata un'interlocuzione precedente. Forse probabilmente dovevano un po’ capire e conoscere quali erano le nostre istanze - che poi sono le stesse da anni - prima di accordare il patrocinio».

 

 

E giù con le accuse: «Da parte di una destra oscurantistasi nasconde in realtà l'omofobia. Il problema per loro è la nostra comunità. E usano come pretesto la Gpa», sentenzia Colamarino. Il tema del Pride, però, non è limitato soltanto alla Regione Lazio. Il dibattito sulla manifestazione si accende pure in Lombardia. Il Consiglio Regionale, infatti, ha bocciato una mozione (presentata da Luca Paladini, fondatore dei «sentinelli» e al Pirellone con «Patto Civico») che impegnava il Presidente della Giunta a delegare un rappresentante, con tanto di fascia istituzionale, all'evento di Milano. Dice Silvia Scurati, consigliere regionale della Lega: «Il tema delle discriminazioni è certamente importantissimo. Ma premesso ciò non possiamo, come rappresentanti delle istituzioni, voltare la faccia e fare finta come ad eventi quali il Gay Pride non si accompagnino troppo spesso episodi a dir poco folkloristici, a volte blasfemi, che poco hanno a che fare con il tema delle discriminazioni e dell’inclusione».

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