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Ponte sullo Stretto, Matteo Salvini: darà fastidio alla mafia

Adriano Bonanni
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Non sarà un favore alla mafia ma, anzi, creerà molti problemi alla malavita organizzata. Matteo Salvini «smonta» anche l’accusa più pesante che arriva al progetto della costruzione del Ponte sullo Stretto, quello di essere un’opera sulla quale metteranno le mani i clan mafiosi per investire il denaro «sporco». «Giovedì non abbiamo approvato le nuove piramidi d’Egitto ma un’opera infrastrutturale come ne stiamo sbloccando a centinaia - annuncia il ministro parlando <WC1>alla VIII edizione della Scuola Politica della Lega al Centro Congressi Palazzo Castiglioni di Milano - Un Ponte di 3,3 km che unisce Palermo-Roma-Milano-Monaco-Berlino». «È un Ponte - scandisce - che dà fastidio a tanti, ma io penso che l'infrastruttura che unirà Sicilia, Calabria, Italia e Europa darà fastidio alla mafia perché porterà sviluppo e lavoro vero».

L’altra accusa che Salvini respinge è che non ci siano i soldi per realizzarlo. E lo fa ritornando sul tema intervenendo in videocollegamento al Festival dell’Economia di Trento.<WC1> «Nella prossima legge di bilancio - spiega - saranno inseriti i primi fondi per finanziare la costruzione. Relativamente ai costi, i 13,5 miliardi di euro sono la cifra ipotizzata massima di spesa. Comunque conto che si possa anche arrivare con un minore costo». Poi, si toglie la soddisfazione di ironizzare sulle opposizioni: «Ricordo a quelli che, soprattutto a sinistra, dicono che il Ponte costa troppo che costerà la metà di quanto sta costando agli italiani il reddito di cittadinanza, che non lascia traccia». «Poi noi siamo quelli che vorrebbero dividere - aggiunge - La sinistra ci accusa di costruire muri mentre loro vogliono i ponti, noi gliene facciamo uno, bello, e invece no, preferiscono il muro che divide pezzi d’Italia».

Salvini tranquillizza anche sul fatto che l’Europa erogherà all’Italia la terza tranche dei finanziamenti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Il ministro Fitto e la presidente Meloni stanno lavorando duro facendo la spola tra Roma e Bruxelles per avere la tabella di marcia di ogni progetto. Ancora un paio di giorni e avremo la risposta. Il nostro obiettivo è spendere bene ma soprattutto ogni denaro assegnato. Se poi qualche progetto per tempi tecnici non potrà essere portato a termine entro il 2026 mi pare di buon senso traghettare le risorse su un altro progetto che potrà finire secondo le scadenze. Dal mio ministero passeranno 40 miliardi, più 20 miliardi tra Pnrr e fondi complementari. La verifica sta andando avanti su ogni punto, stiamo sentendo ogni sindaco perché tutti rispettino la tabella di marcia».

Il leader della Lega frena invece su una riforma, quella del presidenzialismo, mentre resta assolutamente convinto che l’Italia sia ormai matura per il premierato. «Non toccherei il ruolo del Presidente della Repubblica e darei ai cittadini la possibilità di indicare direttamente una maggioranza e chi la guiderà - spiega - prevedendo che non possano esserci ribaltoni politici nell’ambito della stessa legislatura». Avanti spediti anche sulla riforma delle Autonomie, alla quale sta lavorando il ministro Roberto Calderoli: «Bisogna dare agli italiani la possibilità di scegliere un governo forte e stabile e nel contempo attuare quanto la Costituzione già prevede e quindi delegare alle Regioni che volessero alcune competenze».

Infine una risposta, ironica, alla Ue che ha bocciato la flat tax. «Questa Europa, questa settimana, ci ha spiegato che la flat tax non la dobbiamo fare. Noi sottovoce non glielo abbiamo detto ma ce lo diciamo qua, sovversivi in questa domenica mattina, che c’è già la flat tax quindi a Bruxelles silenzio che sennò magari ci mandano i caschi blu». «Però la flat tax c’è - conclude - arriva fino agli ottantamila euro di fatturato per le partite Iva. E aggiungo che noi vogliamo portare almeno a centomila il tetto per le partite Iva ed estendere questo trattamento fiscale equo a lavoratori dipendenti, pensionati e famiglie. Insomma, pagare meno per pagare tutti».

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