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Renzi-Calenda, strappo finale. "Gruppi autonomi", scoppia il Terzo polo

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Matteo Renzi ora è pronto allo strappo. Quello definitivo, con gruppi parlamentari separati: Italia viva da una parte e Azione dall'altra. I numeri, soprattutto in Senato, sono dalla sua parte. Sei i parlamentari di Iv (dopo l'arrivo di Enrico Borghi dal Pd), sufficienti per una formazione autonoma a palazzo Madama, quattro quelli di Azione: troppo pochi per chiedere la deroga. L'ex premier va in tv di buon mattino per ribadire la linea: "Vogliamo fare un percorso insieme o continuiamo a stare in case separate? Il futuro insieme è la lista alle Europee. Continuare con gli insulti personali non ha senso. Se mi continuano a dire che sono un mostro, un manigoldo... amici come prima, ma non si sta insieme", avvisa.

 

Carlo Calenda incassa il colpo: "Renzi si propone di rompere i gruppi, noi ne prendiamo atto - si limita a dire - Non abbiamo avuto contatti e non abbiamo partecipato a nessuno dei retroscena che leggiamo sui giornali. Pensiamo sia del tutto inopportuno discuterne ora in un momento di emergenza". La resa dei conti, però, per il momento è rinviata. La riunione dei senatori, fissata in un primo momento per sabato pomeriggio, slitta a lunedì sera, convocazione alle 21 e clima da resa dei conti. I parlamentari di Azione avevano chiesto un rinvio, in un primo momento negato dalla capogruppo Raffaella Paita. "I nostri parlamentari sabato, quelli emiliano-romagnoli, saranno sul territorio. Avevamo chiesto di farla dal vivo, ci hanno detto di no. Io sabato ho detto che non potrò partecipare. Ho proposto di fare la riunione martedì ma mi hanno detto di no: se la faranno tra di loro e ci manderanno un comunicato", insiste Calenda. "Trovo abbastanza cinico che si citi la questione alluvione come motivazione per rinviare la riunione. Martedì sera quando i nostri cuori e la nostra attenzione erano concentrati sulla Romagna, Calenda su La7 attaccava Renzi in studio con Floris e Bersani. Ma ognuno risponde delle sue scelte", la replica di Paita, che poi comunque "per evitare problemi" decide di spostare l'assemblea.

 

"Io non voglio rompere a tutti i costi, non escludo di farlo. Certo se continuano con gli attacchi personali e se non vogliono fare la lista con Renew Europe alle Europee siamo costretti a rompere", ribadisce Renzi con i suoi. "Noi non abbiamo detto o fatto alcunché. Abbiamo preso atto di ciò che leggiamo sui giornali. Le rotture sono tutte da una parte", la replica che arriva dal quartier generale di Azione, dove, comunque, la strada per una lista che sostenga Renew europe è ancora aperta. In questo senso arriva anche l'appello dei LibDem. "La spirale di polemica sempre più aspra avviatasi tra le forze parlamentari liberaldemocratiche e riformatrici è irragionevole e distruttiva e non ha fondamento in incomponibili divergenze programmatiche", mettono nero su bianco i fondatori Giuseppe Benedetto (presidente della fondazione Einaudi), Sandro Gozi (Renew Europe), Alessandro De Nicola e Oscar Giannino. Da qui l'appello ai due contendenti: "Stop a polemiche e comportamenti che rendano difficoltosi dialogo e fiducia reciproca, e preservate gelosamente la federazione e i gruppi unici cui avete negli ultimi mesi dato vita in Parlamento, allargandola anche a + Europa ed estendendola agli altri soggetti costituenti la spina dorsale dell'area liberal-democratica".

 

Le prossime ore serviranno quindi a capire se scrivere definitivamente la parola fine o se tentare l'ennesima ricomposizione in vista del voto nel giugno 2024. Se si arrivasse alla rottura, mentre alla Camera i due partiti potrebbero andare avanti, regolamento alla mano, con due gruppi separati (sono 10 i deputati di Iv e 11 quelli di Azione), al Senato Calenda e gli altri tre parlamentari con lui (Maria Stella Gelmini, Marco Lombardo e Giusi Versace) sarebbero costretti a traslocare nel gruppo Misto. Il come, però, è tutto da definire. "Non ci possono cacciare", assicurano da Azione. "Le soluzioni sono varie, possiamo scrivere una lettera al presidente del Senato e dire che creiamo un gruppo nostro", replicano da Iv. Gli sherpa hanno in mano i regolamenti, la realpolitik può portare ad esiti inaspettati.
 

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