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Meloni apre alle opposizioni: “Facciamo le riforme insieme”. L'incontro con Schlein

Pietro De Leo
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Le riforme costituzionali sono un punto qualificante del programma di centrodestra, ancor più considerando la prospettiva di legislatura per realizzarle. Ora, dunque, il governo accende i motori e lo fa con un momento di ascolto rivolto alle opposizioni. Martedì, dalle 12,30 alle 20, la sede è la Biblioteca del Presidente della Camera. A ricevere, in un fitto calendario le delegazioni di minoranza (inizierà +Europa e chiuderà il giro il Pd) saranno il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vice Matteo Salvini ed Antonio Tajani, il ministro per le riforme Elisabetta Alberti Casellati, il collega dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e i Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Sarà presente anche il costituzionalista Saverio Marini, consigliere giuridico del Presidente del Consiglio. Si tratta dell’avvio di un dialogo che potrebbe riguardare anche l’organismo in cui svolgere l’iter, per quanto una commissione bicamerale, di cui si era parlato in passato, non convince il centrodestra per via dei rischio tempi molto lunghi. Sul lato governo si auspica l’avvio di un confronto virtuoso. «Avevo sempre detto che entro il mese di giugno avrei presentato un ddl costituzionale. I tempi che avevo previsto sono stati osservati. Se non ci sono dall'altra parte giudizi o barriere di carattere ideologico io penso che il punto di incontro si possa e si debba trovare», ha detto il ministro Alberti Casellati in proposito. Perciò, «l'auspicio è che si possa arrivare a una soluzione positiva. Sentiamo tutti la naecessità di trovare un'intesa, mi auguro che sia un incontro fruttuoso».

 

 

Il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani osserva: «L'intento del presidente del Consiglio e il mio è quello di discutere con le opposizioni, intanto vediamo come risponderanno. Mi auguro che diano un contributo costruttivo per migliorare la nostra Costituzione e garantire stabilità politica al nostro Paese». E ancora: «Noi abbiamo vinto le elezioni anche perché abbiamo proposto un programma ai cittadini italiani e una parte importante di questo programma, dagli anni '90, è la riforma istituzionale». Dunque «la riforma delle istituzioni si fa in Parlamento ma non si fa con un'imposizione della maggioranza. La maggioranza vuole confrontarsi con le opposizioni per vedere cosa si può cambiare, scrivendo un testo insieme. Certamente noi ci auguriamo che le opposizioni abbiano un atteggiamento costruttivo ma non possiamo accettare veti». Dunque, il governo apre il tavolo, in una giornata che sarà soprattutto interlocutoria e segnerà un «faccia a faccia» tra Giorgia Meloni e la neo-segretaria del Pd Elly Schelin. Che ieri, in proposito, ha detto: «Noi siamo un partito che discute, quindi convocheremo nelle prossime ore una segreteria, ci confronteremo anche con le commissioni parlamentari affari costituzionali di Camera e Senato e poi andremo a sentire che cos'ha il governo da dirci». Come noto, la riforma dell’architettura dello Stato è composta di molti dossier, ma quello che potrebbe essere al centro del tavolo martedì dovrebbe essere quello della forma di governo.

 

 

LA PARTITA DEL PRESIDENZIALISMO - Il modello francese è tradizionalmente più nelle corde del centrodestra. L’obiettivo di una nuova forma di governo potrebbe avere un confronto più agevole con Il Terzo Polo (le cui forze, a quanto pare, si presenteranno insieme) anche se appare difficile possano convergere su un modello presidenziale. Più facile che, dai centristi, arrivino aperture sul premierato. Da parte del Pd, invece, filtra un no all’elezione diretta del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio. Secondo indiscrezioni, però, potrebbe esserci una sensibilità su un modello simil tedesco. In Germania il cancelliere viene votato dal Parlamento su indicazione del Presidente Federale. Comunque, che al momento ci sia massimo equilibrio ai blocchi di partenza lo conferma anche il costituzionalista Saverio Marini: «Le ipotesi di riforma relative al presidenzialismo e al semipresidenzialismo e neoparlamentarismo non sono ipotesi sul tavolo del governo ma sono le ipotesi scolastiche e teoriche per garantire e rafforzare la stabilità dei governi». 

AUTONOMIA - È uno dei punti qualificanti della Lega che ha iniziato proprio nella settimana appena conclusa il suo iter parlamentare in Senato. Ora il prossimo passaggio saranno le audizioni sul testo che porta la firma del ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli.

 

 

PROVINCE - In questa legislatura c’è una spinta trasversale a ripristinare l’elezione diretta delle province e in Commissioni Affari Costituzionali del Senato si sta lavorando per arrivare ad un testo unico in cui convergano gli otto già presentati. Mandando dunque in cantina la riforma Delrio, che le aveva trasformate in enti di secondo livello. Peraltro, che dall’elezione diretta non vi saranno conseguenze significative per le casse dello Stato lo ha osservato anche la Corte dei Conti. I contabili, anzi, hanno sottolineato un riflesso negativo sui servizi comportato dal ridimensionamento del loro ruolo.

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