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Schlein tira dritto sui capigruppo, esplodono i malumori: "Così manco Renzi"

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Elly Schlein, da Bruxelles, prova a buttare acqua sul fuoco, ma con l'avvicinarsi del momento in cui la nuova dirigenza Pd, dopo giorni di contatti e strategie, traccerà una linea e stabilirà i nuovi assetti interni, il clima all'interno del partito torna subito incandescente. "Ci prendiamo questi giorni per proseguire un confronto assolutamente sereno e faremo assieme le valutazioni", ribadisce la segretaria a chi le chiede se anche Brando Benifei, che guida la delegazione dem al Parlamento europeo, dovrà passare il testimone. Alla fine, in realtà, il capogruppo in Europa - pur avendo sostenuto Stefano Bonaccini alle primarie - dovrebbe essere l'unico a restare.

Schlein, infatti, è pronta a varare il nuovo corso. Lunedì la segretaria riunirà ("finalmente", commentano dalla minoranza) deputati e senatori e avrà un primo momento di confronto con i gruppi parlamentari. All'odg della riunione, convocata nella sala Berlinguer del palazzo dei gruppi di Montecitorio, c'è una generica "discussione sulla nuova fase politica", ma l'incontro servirà alla leader dem per tracciare la rotta: non solo poltrone e organigrammi, è la linea, ma battaglie "chiare" in Parlamento e, soprattutto, nelle piazze.

"Staremo in mezzo alla gente fino alle Europee, sarà una nuova era", assicura chi è vicino alla segretaria. In ogni caso, il giorno dopo è atteso il momento delle dimissioni formali di Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, che all'indomani dell'elezione di Schlein hanno rimesso idealmente il mandato nelle mani della segretaria e che ora si preparano ai saluti. E' qui che montano i malumori. L'accordo sul futuro della guida dei gruppi "è decisamente in salita", assicurano dalle parti di Bonaccini

. La leader dem, infatti, non avrebbe intenzione di fare passi indietro rispetto alla volontà di indicare due persone provenienti dall'area che l'ha sostenuta alle primarie. I nomi sul tavolo restano quelli di Chiara Braga per la Camera e di Francesco Boccia per il Senato e i bonacciniani, fin qui cauti con le critiche, non nascondono perplessità per la gestione della vicenda. "Speravamo di poter fare insieme una valutazione sugli assetti. Che la segretaria abbia una sua linea ci sta, ma così manco Renzi - è il duro atto d'accusa - Letta ha chiesto le dimissioni dei capigruppo ma ha detto 'sceglieteveli voi, purché siano donne".

Bonaccini sente i dirigenti del partito che lo hanno sostenuto e raccoglie i mal di pancia. "La volontà di far saltare il banco non c'è, rimane l'impegno di essere responsabili e non andare contro la segretaria - è la linea - ma sin qui la gestione è stata sui generis". Il presidente Pd riunirà i parlamentari che lo hanno sostenuto sabato via zoom per concordare i prossimi passi anche in vista delle riunioni in calendario la prossima settimana che dovrebbe portare anche alla definizione della squadra della segreteria. L'avviso ai naviganti è chiaro: "L'accordo ancora non è chiuso".

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