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Maternità surrogata, "reato universale". Scontro sulla proposta di legge FdI

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L'esame vero e proprio inizierà soltanto la prossima settimana ma è già scontro sulla proposta di legge targata FdI che introduce la perseguibilità "universale" del reato di maternità surrogata. Una pratica vietata in Italia e punita con la reclusione fino da tre mesi a due anni e multe da 600 mila a un milione di euro.

Il testo, composto da un solo articolo e abbinato a un'altra proposta della Lega, è stato illustrato in commissione Giustizia della Camera dalla relatrice Carolina Varchi e va a modificare l'articolo 12 della legge 40 del 2004, aggiungendo al paragrafo 6: "Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all'estero". "La legge numero 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, scritta in un tempo in cui non esisteva ancora il turismo procreativo - si legge nella relazione - ha lasciato un vuoto normativo, nulla prevedendo in ordine alla liceità o no della surrogazione di utero, e più in generale di maternità, attuata all’estero da cittadini italiani". Tuttavia, "il codice penale, all’articolo 7, stabilisce espressamente la punibilità per taluni reati anche se commessi all’estero, prevedendo una riserva di legge in materia", spiegano i deputati firmatari.

Critico, invece, il Pd. La proposta "tecnicamente non sta in piedi. Non puoi stabilire che è un reato universale, devi tener conto che ci sono Paesi anche europei dove è legale. Come fai a stabilire che i genitori debbano essere arrestati nel momento in cui mettono piede in Italia?", osserva la capogruppo dem a Montecitorio Debora Serracchiani. "Noi - chiarisce Serracchiani - abbiamo una posizione di contrarietà" alla maternità surrogata ma "questo furore punitivo è terribile come la non trascrizione dei bambini che già ci sono. Se vogliono rendere invisibili le persone per risolvere i problemi per noi è inaccettabile".

A rimarcare la sua netta contrarietà contro l'utero in affitto anche il presidente del Pd Stefano Bonaccini, che alla domanda su cosa ne pensi la segreteria Elly Schlein si limita a un "non so, non credo si sia espressa sul tema".

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