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Festa dell'8 marzo, Giorgia Meloni: non lontano il giorno di una donna al Quirinale

Benedetto Antonelli
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«Voglio dire alle donne di questo Paese che essere sottovalutate è un grande vantaggio, perché è vero: non ti vedono arrivare». Come aveva fatto la segretaria del Pd Elly Schlein, subito dopo l’inaspettata vittoria alle primarie del Pd, anche Giorgia Meloni rivendica l’orgoglio femminile di chi ce l’ha fatta contro ostacoli e pregiudizi, citando il titolo del libro sul femminismo della studiosa americana Lisa Levenstein. Alla vigilia dell’8 marzo, la premier presenzia alla cerimonia per il nuovo allestimento della Sala delle Donne a Montecitorio. Ora c’è anche una sua foto in primo piano tra quelle delle «prime donne» che hanno ricoperto le massime cariche dello Stato (Tina Anselmi, Nilde Iotti, Anna Nenna D’Antonio, Elisabetta Casellati, Marta Cartabia, queste ultime presenti alla cerimonia). In questa galleria della Camera dedicata alle donne resta solo uno specchio, accanto la scritta «Nessuna donna finora ha ricoperto la carica di presidente della Repubblica. Potresti essere tu la prima». Ma Meloni appare sicura mentre si rivolge al presidente della Camera Lorenzo Fontana, che l’affianca durante l’evento: «Oggi sostituiamo uno specchio con una foto. Ce n’è un altro che possiamo e dobbiamo rimuovere e penso che quel giorno non sia così lontano come pensiamo».

L’Italia è pronta per un Capo dello Stato donna, quindi, e secondo la premier a breve anche per qualcos’altro. «Il punto non è quante donne ci sono nei Cda delle società partecipate, il punto è avere la prima donna amministratore delegato di una società pubblica ed è uno degli obiettivi di questo governo», annuncia, precisando che le sue parole arrivano «alla vigilia di scelte importanti che questo governo dovrà compiere». La presidente del Consiglio non nasconde l’emozione dell’omaggio a Montecitorio. Ricorda i suoi esordi da giovanissima in aula, «a 29 anni mi trovai a diventare vicepresidente della Camera» e «mi ricordo gli sguardi divertiti quando per la prima volta sedetti sullo scranno più alto, quello sguardo di chi dice: "Adesso ci divertiamo"». Sguardi che l’hanno inseguita fino a qualche mese, racconta, perché «i più hanno sempre scommesso sul mio fallimento. C’entra col fatto che fossi una donna? Probabilmente sì», dice Meloni, che riflette sul suo «percorso» per mandare un messaggio a tutte le donne: «Il punto non è il ruolo che hanno deciso per te. Il punto è se tu lo accetti. Sono soprattutto le donne a dover credere di più nelle loro capacità e possibilità. Non devono accettare il ruolo pensato per loro invece di conquistarselo sul campo. E devono rifiutare la logica della competizione tra loro come se partecipassero a un altro campionato».
 

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