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Emergenza migranti, il governo Meloni prepara decreti contro i trafficanti

Gianni Di Capua
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Da una parte l’asse con la presidente della Commissione Ue von der Leyen, dall’altra il dialogo con Salvini incontrato a palazzo Chigi. È la doppia «partita» del presidente del Consiglio Meloni che sta lavorando in prima persona al dossier sui migranti, in vista del Consiglio dei ministri di domani quando i ministri (alle 15 e non più alle 14) si imbarcheranno su un volo di Stato a Ciampino per dirigersi a Cutro. Sulle norme al momento l’unica cosa certa è che ci sarà una stretta sui trafficanti di essere umani. Con l’inasprimento delle pene previste e l’introduzione di una aggravante in caso di naufragio dell’imbarcazione. Linea dura dunque contro gli scafisti e snellimento delle procedure per chi ha le carte in regola per arrivare in Italia. Ma sul tavolo ci sono diverse ipotesi. Si punta su nuovi corridoi umanitari, a finanziamenti ad hoc per i comuni per l’attività di controllo e di inclusione, a misure per la semplificazione delle norme, ad una maggiore apertura ai flussi migratori regolari, al rafforzamento dei centri di accoglienza ma anche dei Cpr. Si sta lavorando di concerto con i vari ministeri: non si esclude, tra l’altro, la possibilità di insistere sulla costituzione di hotspot nei Paesi di partenza. Possibile che ci sia nel pacchetto di norme che saranno inserite in un decreto, anche la norma «antiSoumahoro» - che la Lega aveva inserito nel dl Ong - con l’eventualità di commissariamento delle associazioni e delle cooperative che si occupano di accoglienza in caso di violazioni e irregolarità nella gestione dei centri. Il provvedimento è in lavorazione e potrebbe approdare oggi nel pre-Consiglio.

 

 

 

Ma alla vigilia del Consiglio dei ministri la premier ha avuto la sponda dell’Europa che ha promesso «almeno mezzo miliardo di euro di finanziamenti per il reinsediamento e per i corridoi umanitari fino al 2025, offrendo sostegno per il reinsediamento di circa 50.000 persone», ha assicurato «la priorità a vie sicure e legali dalla Libia e dal Niger rafforzando il meccanismo di transito di emergenza e offrendo opportunità di rimpatrio volontario assistito per chi necessita di protezione». L’obiettivo è di far sì che l’Europa si impegni in prima linea sulle operazioni di salvataggio. In Fdi c’è chi ricorda «Mare Nostrum», l’operazione italiana militare e umanitaria partita il 18 ottobre 2013, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre, quando ci furono 366 morti accertati. Vennero impegnati nelle operazioni i mezzi della Marina Militare, della Guardia costiera, dell’Aeronautica e della Guardia di finanza, che effettuarono operazioni di ricerca e soccorso anche in acque internazionali, ad oltre 30 miglia dalla costa. Sarebbe importante - sottolinea un’altra fonte parlamentare - arrivare ad un’operazione Europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo con risorse adeguate e personale specializzato. Contemporaneamente al dialogo con l’Europa, Meloni si è confrontata anche con Salvini. Concordando la linea di far emergere che sulla tragedia di Cutro non ci sono state carenze nelle operazioni di soccorso. Resta sul tavolo la richiesta della Lega di una stretta sui permessi di soggiorno: domani la commissione Affari costituzionali della Camera esaminerà la pdl del partito di via Bellerio che punta a ripristinare norme dei decreti di Salvini. Comunque - spiega una fonte della maggioranza - i tempi sono lunghi, ora si aspetta cosa vuole fare il governo. L’orientamento - viene fatto osservare - è quello di trovare una linea comune tra le forze che sostengono l’esecutivo anche su questo tema, senza arrivare a strappi.
 

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