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Rigopiano, Matteo Salvini contro la sentenza: è una vergogna

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Matteo Salvini si scaglia contro la sentenza di Rigopiano con la quale sono stati assolti quasi tutti gli imputati. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è convinto che non sia questa la vera giustizia. «29 morti, nessun colpevole (o quasi). Questa non è "giustizia", questa è una vergogna. Tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà ai famigliari delle vittime innocenti». Lo dice il vicepremier e ministro Matteo Salvini dopo la sentenza sulla tragedia di Rigopiano.

Una sentenza shock. Così è stata definita la sentenza del processo penale, in forma abbreviata, sulla tragedia dell’albergo Rigopiano di Farindola (Pescara), distrutto da una slavina, il 18 gennaio 2017, con 29 vittime e 11 superstiti. Disordini, pianti e urla dopo la lettura del dispositivo del giudice per l’udienza preliminare, Gianluca Sarandrea, avvenuta dopo oltre 6 ore di Camera di consiglio. Sono 25 assolti e 5 condanne, erano 30 gli imputati. Fra le assoluzioni più evidenti quella dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, per non aver commesso il fatto. I procuratori, Giuseppe Bellelli, Andra Papalia e Anna Benigni avevano chiesto 12 anni di reclusione per Provolo. Assolto anche l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, perché il fatto non costituisce reato, i pm avevano chiesto 6 anni di reclusione. Forte la reazione di alcune delle vittime alla lettura del dispositivo. «È un’ingiustizia, è una vergogna» ha commentato piangendo la madre di una vittima. «Lì sotto c’era mio figlio Stefano», ha urlato Alessio Faniello, appena dopo la sentenza. «Non finisce qui» ha detto molto agitato Giampaolo Matrone, sopravvissuto, che nella tragedia ha perso la moglie Valentina Cicioni.

 

 

 

Il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi, per aver omesso ’l’ordinanza d’inagibilità e di sgombero dell’hotel Rigopianò, i pm avevano chiesto 11 anni e 4 mesi di reclusione. Il primo cittadino è stato assolto per tutti gli altri capi d’iputazione perché il fatto non sussiste. Paolo D’Incecco, ingegnere responsabile della Protezione civile della provincia di Pescara, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi, i pm avevano chiesto 10 anni di reclusione. Condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione anche il collega di D’incecco, Mauro Di Blasio. Entrambi sono ritenuti responsabili del ’monitoraggio della percorribilità delle strade e alla pulizia notturna dalla nevè, non venne recuperato uno spazzaneve. Reato estinto e non menzione per Bruno Di Tommaso, condannato a 6 mesi di reclusione per falso, ma deceduto, si tratta dell’ex gestore dell’albergo. Condannato a 6 mesi Giuseppe Gatto, che produsse la relazione tecnica d’intervenire sulle tettoie e le verande della struttura alberghiera che con la valanga ha ceduto, chiesto 1 anno di reclusione dai pm. Lacchetta, D’Incesso e Di Blasio sono stati condannati in solido al risarcimento del danno alle parti civili, al pagamento delle spese processuali e sono anche interdetti dai pubblici uffici. Gli assolti sono Enrico Colangeli, ex tecnico comunale di Farindola, Carlo Giovani, direttore del dipartimento politiche ambientali tra il 2014 e l’aprile 2015, Carlo Visca, dirigente regionale, Emidio Rocco Ernesto Primavera, responsabile del settore rischio valanghe della Regione dal 2009 al 2013, Pierluigi Caputi, dirigente del servizio prevenzione rischi della Protezione civile dal 2013. Assolto Massimiliano Giancaterino, ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico, ex sindaco di Farindola. Assolto il dirigente regionale Sabatino Belmaggio e Andrea Marrone, consulente. Assolti Luciano Sbaraglia, co-titolare dell’hotel, Giulio Honorati, comandante della polizia provinciale, Tino Chiappino, tecnico provinciale reperibile. Assolti i dirigenti della prefettura Leonardo Bianco, Ida De Cesaris, Vincenzo Antenucci, Giancarlo Verzella, Valentina Giulia Pontradolfo, Daniela Acquaviva. Assolti Paolo del Rosso, amministratore formale della società e Antonio Sorgi funzionario della Regione Abruzzo. Assolti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Assolta per illecito amministrativo la società Gran Sasso resort titolare dell’albergo. Affatto stupito della sentenza il legale rappresentante di 5 famiglie delle vittime, Romolo Reboa: «Viene da porsi il problema se l’impianto accusatorio della procura della Repubblica fosse quello corretto. L’avevo detto in tempi non sospetti e spesso e volentieri ho detto in aula che mancavano degli imputati e che bisognava forse seguire il denaro e fare anche degli altri spazi di indagine - ha concluso - Le sentenze vanno lette e si commentano quando sono state lette. Oggi si commenta il risultato». Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza.

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