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Meloni vola in Ucraina e cerca alleanze contro Macron-Scholz

Christian Campigli 
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Un'accelerazione repentina. E non casuale. La dimostrazione plastica di quale sia la reale collocazione dell'Italia nello scacchiere internazionale, al di là di polemiche e visioni non sempre identiche all'interno del governo. Secondo un'indiscrezione battuta ieri pomeriggio dall'agenzia di stampa Reuters, che cita «una fonte politica romana», il premier Giorgia Meloni quest'oggi si dovrebbe recare a Kiev, all’inizio della settimana che segnerà il primo anniversario dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Ieri mattina Il Fatto Quotidiano aveva ipotizzato una calendarizzazione per domani, martedì 21. Poi, le ulteriori tensioni con Forza Italia inerenti alla siderale distanza sulla valutazione sul SuperBonus 110% e su come procedere per salvare il settore edilizio e i novemila cantieri attualmente fermi, avrebbe reso necessario questo cambio di programma. Al momento, non vi sarebbero né smentite né tantomeno conferme da parte dei vertici di Palazzo Chigi in merito ai tempi e ai modi del viaggio.

Secondo le prime informazioni raccolte però, pare del tutto scontata una prima tappa in Polonia. A Varsavia il nostro primo ministro incontrerà il premier Mateusz Morawiecki, uno degli alleati più vicini alle posizioni di Fratelli d'Italia all'interno del gruppo dei Conservatori Europei. La riunione ha un duplice scopo: in primis rafforzare l'asse italo-polacco, fondamentale sia a livello di relazioni continentali, che sul piano squisitamente economico. Tanti gli scambi, migliaia gli imprenditori italiani che hanno aperto aziende a Cracovia e Danzica. Ma non si può nemmeno sottovalutare la necessità dell'Italia di trovare, in Europa, sponde internazionali indispensabili per riequilibrare lo strapotere franco-tedesco.

In quell'occasione, verrà ulteriormente ribadita la posizione del cosiddetto Gruppo di Visegrad, in appoggio, senza se e senza ma, a Kiev. L'accelerazione del viaggio in Ucraina è la naturale conseguenza anche dall'uscita, domenica scorsa, al seggio per le elezioni regionali in Lombardia, del leader di Forza Italia. Silvio Berlusconi aveva aspramente criticato la posizione di Giorgia Meloni per il colloquio tenuto con Volodymyr Zelensky, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles: «Da premier non sarei mai andato a parlare, non lo avrei incontrato – aveva detto l'ex Presidente del Milan – Bastava che (Zelensky) cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto. Quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore».

Parole nette che, al di là dei tentativi di minimizzare da parte dei vertici azzurri, avevano riacceso una cocente polemica, in Italia, ma soprattutto all'estero. Non è un caso che i vertici del Partito Popolare Europeo abbiano deciso di annullare un evento a Napoli. Il vicepremier e ministro degli Esteri, a margine della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha cercato di gettare acqua sul fuoco.

«Ci siamo confrontati. C'è stata diversità di vedute, ma credo che il chiarimento sia stato utile. Sbagliato però cancellare il vertice dei Popolari – ha sottolineato Antonio Tajani - Berlusconi e Forza Italia sono la stessa cosa. Forza Italia è sempre stata con la Nato e per il sostegno all'Ucraina. Non ci sarà alcuna rottura fra Forza Italia e il Ppe. Abbiamo sempre votato, sia al Parlamento Europeo che al Parlamento Italiano, a sostegno dell'Ucraina e anche a favore dell'invio degli aiuti militari. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere la pace». Un tentativo di stemperare i toni che, questo pomeriggio, proseguirà col viaggio istituzionale di Giorgia Meloni, rimandato più volte per la fastidiosa influenza contratta dal premier nelle scorse settimane. Un appuntamento diventato fondamentale per gli equilibri continentali e la collocazione internazionale dell'Italia. 

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