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Superbonus, è scontro politico. Opposizioni all'attacco, anche Forza Italia si agita

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Il decreto legge sulla cessione dei crediti del Superbonus, approvato ieri dal governo, viene emanato oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma non smette di alimentare la polemica politica. Le opposizioni compatte accusano l'esecutivo e la premier Meloni di aver tradito le promesse fatte in campagna elettorale. La maggioranza si difende imputando ai precedenti governi (e in particolare a quelli a guida M5S) il verificarsi di una situazione "irragionevole e pericolosa" per i conti pubblici; ma al suo interno Forza Italia già lavora a modifiche per aggiustare il tiro ed esclude il ricorso alla fiducia sul provvedimento.

Attacca a testa bassa il Movimento 5 Stelle, artefice del Superbonus, con il suo leader Giuseppe Conte che parla di un "tradimento a orologeria, confezionato non a caso un minuto dopo le elezioni regionali". E poi rilancia un tweet di Giorgia Meloni del 17 settembre 2022, pubblicato una settimana prima delle politiche, in cui l'attuale presidente del Consiglio scriveva: "Pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l'Italia". "Le promesse della campagna elettorale rimangiate una dopo l'altra. Incoerenza e pavidità, a danno di famiglie e imprese", commenta Conte.

Le vecchie parole della premier si diffondono sui social dei parlamentari cinquestelle. "Nella più sguaiata delle inversioni a U, arrivata guarda caso la settimana dopo le regionali, la premier ha dato mandato a Giorgetti di completare la furia devastatrice nei confronti della misura, in piena continuità con Mario Draghi", regalando "un bel baratro a tutta la filiera italiana dell'edilizia, che nell'ultimo triennio grazie al Superbonus si è elevata a locomotiva d'Europa", commentano i deputati del Movimento in commissione Attività produttive.

Anche il Pd non ci sta. "Con il decreto licenziato ieri dal governo Meloni si blocca definitivamente e con effetto immediato ogni buon effetto dei Bonus edilizi che abbiamo introdotto in questi anni e che hanno contribuito in modo significativo alla crescita del PIL di cui la destra oggi si vanta", rivendica la capogruppo a Montecitorio Debora Serracchiani, secondo la quale il risultato è condannare "alla chiusura decine di migliaia di imprese, fermare almeno 100 mila cantieri, mandare sul lastrico migliaia di famiglie".

Il governo si difende e passa al contrattacco. "Non vedo un grande caso", minimizza il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ricordando "le dichiarazioni molto forti di Draghi a luglio dello scorso anno, che imputò a questa cessione dei crediti un vero e proprio disastro", e sentenziando: "Quello che è accaduto è semplicemente, economicamente e finanziariamente, irragionevole e pericoloso". "La responsabilità di quello che è accaduto è del governo Conte, del governo dei cinque stelle. Sono loro che non sono stati capaci di risolvere i problemi, la responsabilità è loro e siamo stati costretti a fare così", aggiunge il ministro degli Esteri Tajani. Anche il viceministro dell'Economia Maurizio Leo spiega che "si doveva intervenire, perchè avevamo una situazione abnorme da circa 110 miliardi dovuta al Superbonus". Ma poi apre al dialogo: "Ora ci incontreremo con le associazioni di categoria e con il mondo delle professioni per vedere di trovare delle soluzioni".

Anche perché, pur passando all'unanimità in Consiglio dei ministri, il decreto sulla cessione dei crediti rischia di creare scompiglio nella maggioranza. Forza Italia non ha mai nascosto l'esigenza di tutelare imprese e famiglie che hanno fatto ricorso al Superbonus, e ora chiede di avviare subito un tavolo coinvolgendo anche le categorie, per evitare un voto di fiducia sul provvedimento e studiare modifiche che vadano nella direzione di "tutelare i meno abbienti" e "dare certezza alle imprese e ai condomìni". Lo conferma a LaPresse il responsabile nazionale del dipartimento Casa degli azzurri, il senatore Roberto Rosso. Il quale esclude che l'esecutivo possa mettere la fiducia sul testo. "Sono abbastanza sicuro che il governo e il ministro Giorgetti voglia confrontarsi. C'era una situazione spiacevole nei conti rispetto alla quale bisognava intervenire, ma sono certo che ci saranno spazi per modificarlo".

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