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Regione Lazio, i debiti toccano quota 28 miliardi

Dario Martini
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Il debito della Regione Lazio si allarga. Non ci sono solo i 9,3 miliardi di euro di mutui sospesi che dovranno essere pagati a partire dal 2024. Il "buco" che la giunta Zingaretti lascia a chi vincerà le elezioni, in realtà, è molto più grande. Per l’esattezza, ammonta a 27,9 miliardi. Quindi, fa un certo effetto andare a rileggere le parole pronunciate dal governatore uscente nel novembre scorso, quando dichiarò trionfalmente: «È finita la stagione dei debiti».

I numeri di cui parliamo sono certificati dalla Corte dei conti nell’ultima relazione sull’esercizio finanziario 2021. Ma come si arriva toccare quasi 28 miliardi? Oltre ai 9,3 miliardi anticipati dal ministero dell’Economia tra il 2013 e il 2015, infatti, bisogna considerare altri 12,1 miliardi di mutui, 567 milioni in prestiti obbligazionari, 545 milioni registrati alla voce generica «altre forme di indebitamento», e poco più di 5 miliardi che figurano come «debito non finanziario». «Zingaretti, dopo dieci anni di eclatante malgoverno, lascia sulle spalle della nuova amministrazione e dei cittadini del Lazio una pesante eredità e un cumulo di macerie: ben 28 miliardi di euro di debito complessivo della Regione e circa 10 miliardi di euro da pagare dal 2024. Un vero e proprio mutuo che ricadrà sui cittadini del Lazio già costretti a sborsare le addizionali Irpef e Irap per salvare la sanità, le cui risorse vengono invece spese per i trasporti», è il commento di Lucio Gaspari, candidato nella Lista Civica per Rocca Presidente.

Intanto, a scatenare la polemica politica è soprattutto il maxi mutuo da 9,3 miliardi di euro stipulato dall’amministrazione regionale nel triennio 2013-2015. Il caso, di cui ha dato notizia ieri Il Tempo, fa infuriare la Lega, che definisce l’eredità lasciata dal Pd «una vera ipoteca sulla Regione Lazio», per usare le parole del deputato del Carroccio ed ex sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Per l’esattezza, si tratta di nove prestiti contratti dalla prima giunta Zingaretti, liquidati dal ministero dell’Economia, e accorpati in un solo mutuo trentennale da 9,8 miliardi. La Regione Lazio ha cominciato a pagare le rate annuali da 325 milioni, ma si è fermata quasi subito, riuscendo a sospendere i versamenti che inizieranno a decorrere nuovamente dal 2024. Per questo motivo, il capitale residuo da restituire allo Stato è ancora di 9,3 miliardi. Un macigno pesante lasciato sulle spalle di chi vincerà le elezioni di domenica e lunedì. Occorre ricordare che i debiti in questione non sono stati contratti dall’amministrazione Zingaretti, ma sono l’eredità delle gestioni precedenti, sia di destra che di sinistra. L’operazione di stipulare dei mutui con il Ministero per riuscire a pagare i debiti con i fornitori è corretta, il punto è che poi non è stato restituito quasi nulla di questa ingente somma. Per il capogruppo della Lega in Regione, Angelo Tripodi, questo maxi mutuo «ricadrà sui cittadini del Lazio che sono costretti già a sborsare le addizionali Irpef e Irap per salvare la sanità, le cui risorse vengono spese per i trasporti. Il centrosinistra non può attribuire le proprie colpe a nessun altro. E l’eredità di Zingaretti è di ben 28 miliardi di debito complessivo, su cui tacciono incredibilmente il candidato D’Amato e il Pd». Per la Lega, intervengono anche la deputata Simonetta Matone («Zingaretti è il responsabile morale di questo sfacelo»), la consigliera regionale e candidata nella circoscrizione di Roma Laura Cartaginese («Zingaretti lascia un buco clamoroso») e il consigliere capitolino e segretario romano del partito Davide Bordoni («Per fortuna di tutti smetteranno a breve di fare danni, raccontare di avere i bilanci in ordine accendendo mutui è una follia che non sta né in cielo né in terra»).

Dal Partito democratico, però, non ci stanno. Per il deputato e segretario dem di Roma, Andrea Casu, «Zingaretti lascia una Regione virtuosa», mentre Enzo Foschi, vicesegretario del Pd Lazio e coordinatore del Comitato D’Amato, aggiunge: «Quei mutui sono stati accesi per pagare i debiti fatti dalla destra». A rispondere ci pensa il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di Forza Italia: «Zingaretti lascia un cumulo di macerie. Le verginelle dai foschi bilanci la buttano in caciara. Se è per questo i debiti del Campidoglio potrebbero essere iniziati con Nerone, ma poi c’è chi nel tempo ha tentato di ridurli - pagandoli e gestendo meglio la città - e chi invece ha continuato a creare buchi. Zingaretti ha fatto crescere debiti e addizionale Irpef. Questi i fatti, che gli starnazzamenti della sinistra non possono cancellare». Lapidario il candidato governatore del centrodestra Francesco Rocca: «Sulla sanità da Zingaretti e D’Amato miliardi di disastri»

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