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Sciopero benzinai, Ylenja Lucaselli contro la protesta: "Il consumatore va tutelato"

Dario Martini
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«Noi non abbiamo mai condannato o colpevolizzato i benzinai. Abbiamo sempre dimostrato disponibilità al dialogo, ma questo sciopero sicuramente si poteva evitare». Ylenja Lucaselli, deputata e capogruppo di FdI in commissione Bilancio, spera ancora in un ripensamento dei gestori degli impianti dei carburanti che hanno deciso di incrociare le braccia il 25 e il 26 gennaio prossimi. Allo stesso tempo, però, avverte: «Rispetto ai criteri di trasparenza che abbiamo introdotto non si può derogare».

Onorevole Lucaselli, i benzinai sostengono che l’esecutivo non è venuto loro incontro sulle modifiche al decreto trasparenza. Poteva essere fatto di più?
«Voglio dire innanzitutto che il "pacchetto trasparenza" introdotto dal governo ha già dato i primi frutti. I controlli messi in campo hanno già consentito di individuare chi praticava prezzi più alti. Io sinceramente non vedo motivi di protesta. Il governo si è reso disponibile ad apportare alcune modifiche al provvedimento ed è andato incontro a diversi rilievi che erano stati fatti dagli stessi benzinai. Ma ciò che sta accadendo ora non è accettabile».

A cosa si riferisce?
«Non è accettabile che rilancino sempre più in alto. Pensare che si possa tornare indietro è fuori da ciò che è possibile fare. I controlli non si possono eliminare, vanno incontro a un principio sacrosanto a tutela del consumatore. Chiedono anche aiuti al settore, ma devono capire che in questo momento ci sono altri problemi. Scioperare è sicuramente legittimo, ma ritengo che sarebbe più utile tornare a sedersi al tavolo. L’interlocuzione da parte nostra è sempre aperta».

L’opposizione vi rinfaccia di non aver prorogato il taglio delle accise, rimangiandovi la parola data in campagna elettorale. Cosa risponde? «L’opposizione è ridicola. Cavalca in modo populista il caro benzina. Il problema dei rincari energetici è reale, ma non può essere risolto in una o due settimane con la sola volontà del governo. Riguarda tutta Europa e non è legato alle accise. Il taglio era stato introdotto dal governo Draghi quando il prezzo era molto più alto di adesso. È sempre stato detto che si trattava di una misura temporanea».

Pagare un litro di benzina 1,80 euro non è troppo?
«È senz’altro tanto. Serve una strategia di ampio respiro, anche in sede europea, per cercare di ridurre il costo dei carburanti. Noi abbiamo deciso di utilizzare i soldi destinati al taglio delle accise per aiutare le fasce più bisognose della popolazione a pagare le bollette. Perché paradossalmente il taglio delle accise aiuta di più chi fa il pieno a una Ferrari rispetto a chi lo fa a una Panda».

In questo modo non resta penalizzata la classe media che non ha sconti in bolletta e non ha neppure una Ferrari?
«Noi abbiamo sempre detto di voler sterilizzare le accise, in modo da non farle salire proporzionalmente al prezzo. Intendiamo mettere in campo una misura di questo tipo in modo strutturale. Però serve tempo, va studiata bene e bisogna individuare le risorse che ora sono poche. Per quanto riguarda la classe media sono state fatte comunque delle cose importanti. Penso ad esempio agli interventi sull’Iva rivolti ai liberi professionisti». 

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