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Governo, il finto scandalo delle nomine aizzato dalla sinistra

Mario Benedetto
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Nomine, il caso che non c'è. Così verrebbe da commentare a primo impatto le polemiche che animano alcune novità sullo scacchiere degli incarichi istituzionali. Si tratta delle ultime nomine dell'avvocato e senatore Guido Castelli come commissario per la Ricostruzione in sostituzione di Giovanni Legnini il quale, peraltro, rimarrà commissario per l'emergenza alluvione e la ricostruzione di Ischia. L'altro caso recente è quello di Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, Agenzia italiana del farmaco, di cui è prevista la sostituzione dopo il 23 gennaio, data sino alla quale rimarrà in carica. Un ruolo che, tra l'altro, non sarà più previsto in virtù della riforma dell'Agenzia che il governo ha varato, dapprima approvata con un decreto legge che è stato convertito lo scorso dicembre ed entrerà in vigore la prossima primavera. Un periodo caldo a causa della scadenza dei vertici delle partecipate dello Stato, a partire dai nomi più noti di Eni, Enel, Cdp, Leonardo, Poste e Terna. Con, sullo sfondo, l'altra grande protagonista, la Rai, nostra tv pubblica. Qui sta continuando il suo lavoro l'attuale amministratore delegato, Carlo Fuortes, nominato dal governo Draghi e, in passato, anche da amministrazioni di centro-sinistra, pur passando indenne a successivi cambi di colore.

 

 

Le aziende a quota statale che saranno interessate dalle scadenze saranno in totale 67, tra partecipate direttamente o indirettamente dal Tesoro, con rinnovamenti naturali di vertici e figure apicali. Queste aziende, infatti, sono suddivisibili in due «famiglie» in base alle seguenti caratteristiche: le società di 1° livello sono partecipate direttamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (o, raramente, da un altro Dicastero); le società di 2° e 3° livello le cui quote sono detenute da una società partecipata a sua volta da un ministero. Il quadro normativo di riferimento per le società partecipate è disciplinato dal decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 recante il "Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp)", il quale dispone che queste possano essere aziende che hanno una natura di S.p.A. o S.r.l., le quali possono altresì essere quotate o non quotate in borsa, ovvero avere solamente i propri strumenti finanziari quotati. Molti ruoli interessanti riguardano proprio le realtà in «secondo piano» e meno spesso al centro delle cronache. Ad esempio Amco, che si occupa di acquisto e gestione crediti deteriorati banche, dove l'attuale amministratore delegato, Marina Natale, era stata nominata durante il governo Conte II. Lo stesso che aveva confermato Paolo Bernardini quale amministratore delegato di una realtà cui i cittadini guardano con molta attenzione come Equitalia Giustizia, anch'essa interessata dal rinnovo in vista dell'assemblea di approvazione del bilancio.

 

 

In scadenza anche Vito Cozzoli, amministratore delegato di Sport e Salute, altra nomina risalente all'esecutivo di Conte nel 2020 su indicazione dell'allora ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. Cozzoli aveva ricoperto il ruolo di capo di gabinetto al ministero dello Sviluppo economico con figure di primo piano del movimento cinque stelle come Stefano Patuanelli e Luigi Di Maio. Un caso particolare quello della Sogin dove è stato nominato un Organo commissariale con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 19 luglio 2022. Esso è composto da un Commissario, Fiamma Spena, e da due Vicecommissari, Giuseppe Maresca e Angela Bracco. Organo che dura in carica per un anno e può essere prorogato con successivo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Economia e delle Finanze e del Ministro della Transizione Ecologica. Nessuno si è scandalizzato al momento della sostituzione di top manager e vertici da parte degli esecutivi chiamati a indicarli, a maggior ragione nel momento in cui gli incarichi andavano a scadenza, come nel caso della prossima primavera. Non hanno creato scalpore neppure le nascite di entità «ex novo» specie se per mano di governi tecnici, come nel caso di quello presieduto da Mario Monti. In quel periodo vide la luce l'Agenzia per l'Italia digitale, oggi guidata da Francesco Paorici, nominato nel 2019 a valle di un percorso di selezione indetto il 24 ottobre 2019 dal ministero per l'innovazione e la trasformazione digitale guidato al tempo da Paola Pisano.

 

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