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"Orgoglio Italia". I propositi di fine anno di Meloni: "Serve ottimismo per il futuro"

Dario Martini
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C'è una differenza sostanziale rispetto agli anni scorsi. Il presidente del Consiglio che si presenta davanti ai giornalisti per la tradizionale conferenza di fine anno è a capo di un governo espressione della volontà degli elettori, non di alchimie di palazzo che mescolano forze politiche anche contrapposte. Giorgia Meloni lo sa bene, e rivendica con forza questa differenza: «Tutto quello che abbiamo fatto finora è stato di destra, banalmente perché altrimenti non lo avrei fatto, mi sarei rifiutata. La mia intenzione non è sopravvivere. Devi essere fiero di quello che hai fatto e per esserlo devi essere coerente con quello in cui credi. Rivendico tutto quello che abbiamo fatto finora. Cosa mi piacerebbe lasciare? Una nazione orgogliosa e ottimista, cose che ci mancano». Orgoglio e ottimismo, Meloni insiste su questi due valori per indicare la rotta che intende imprimere all'Italia. E aggiunge: «All'estero c'è grandissima stima e voglia d'Italia. Il problema è che molto spesso siamo noi, all'interno dei nostri confini, che non ce ne accorgiamo». Poi, ricorda l'episodio di quella commerciante che ha scelto di non chiudere i battenti del proprio negozio dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni: «C'è ancora voglia di credere in qualcosa, bisogna dare una ragione per non mollare». È questa la missione che Meloni vuole portare a termine nell'arco di cinque anni. La conferenza di fine anno è l'occasione per fare un bilancio di questi primi due mesi, contrassegnati proprio ieri dal varo della legge di bilancio. Ma è anche il momento per passare in rassegna le sfide che ci attendono nel 2023.

FIDUCIA NEGLI ALLEATI Il lavoro del governo non può prescindere dalla compattezza della maggioranza. Meloni non vede nubi all'orizzonte: «Mi fido degli alleati al governo. Abbiamo una visione comune, anche se è ovvio che ci siano sfumature diverse nei rispettivi programmi. Il dibattito all'interno della coalizione è normale. C'è un clima assolutamente positivo».

MANOVRA SPRINT «Approvare la legge di bilancio in queste condizioni di emergenza e in così poco tempo non era facile», ricorda il premier a tutti coloro che hanno accusato la maggioranza di comprimere il dibattito parlamentare. «È una manovra politica scritta in tempi molto rapidi», aggiunge. A conferma della compattezza dell'esecutivo ricorda che «il Consiglio dei ministri l'ha approvata in un'ora». Non solo, il Parlamento ha l'ok definitivo «in anticipo di un giorno rispetto agli ultimi due anni». Infatti, nel 2021 e nel 2020, con Draghi e Conte, il via libera arrivò il 30 dicembre. Il capo del governo ricorda anche come le risorse a disposizione siano sempre state limitate. Perché «i provvedimenti energetici costano 5 miliardi di euro al mese». Se la situazione migliorerà, «una parte delle risorse potrebbero liberarsi». In quel caso saranno dirottate sui giovani e sulla capacità di creare occupazione da parte delle imprese. E comunque, dice soddisfatta, «le piaghe d'Egitto che dovevano arrivare non si sono viste».

 

 

CREARE OCCUPAZIONE Quando Meloni affronta il tema del lavoro emerge con chiarezza la visione di destra in ambito economico. «L'occupazione si crea con la crescita. L'economia va lasciata libera. Gli anni scorsi si è pensato di poter creare lavoro per decreto, e sempre per decreto si è creduto di poter abolire la povertà. Ma non funziona così, perché non è lo Stato che crea il lavoro, sono le aziende». Il premier elenca alcuni provvedimenti presi per favorire l'attività delle imprese, a partire dalla decontribuzione totale per chi assume a tempo indeterminato donne, giovani e percettori di reddito di cittadinanza.

REDDITO DI CITTADINANZA A proposito del sussidio grillino, Meloni spiega la ratio di averlo tenuto in vita ancora per sette mesi. Il tempo necessario per «cercare un lavoro a queste persone», o almeno a coloro che «vogliono trovarlo». Il premier propone di utilizzare i fondi inutilizzati del fondo sociale europeo interamente dedicato alla formazione. «Io immagino un meccanismo per cui i centri per l'impiego indichino dove ci sono opportunità» e dicano all'aspirante lavoratore «dove trovare chi lo formerà per quel tipo d'impiego». È in base a questa filosofia che è stata cancellata la possibilità di rifiutare un lavoro non considerato congruo: «Tutti vorremmo fare il lavoro dei nostri sogni, ma purtroppo non capita a tutti. Chi riceve l'offerta di un lavoro dignitoso non può restare a casa».

AVANTI CON IL PNRR Tutti i 55 obiettivi previsti dal Pnrr sono stati raggiunti. «Sono molto contenta», dice Meloni, perché «quando noi siamo arrivati al governo ne erano stati conseguiti 25», la «staffetta» con Draghi quindi «ha funzionato». «Ora, però, arriva la parte più complessa, dal momento che questi obiettivi devono trasformarsi in cantieri. È il tema a cui i ministri stanno dedicando più tempo». MENO TASSE Meloni assicura che «il governo intende andare avanti» nel percorso di riduzione delle tasse. A partire dal taglio del costo del lavoro «su cui si deve fare molto di più, l'obiettivo della legislatura è di ridurre di cinque punti il cuneo fiscale». Poi c'è il capitolo Irpef, con un riforma della tassazione «che tenga conto della composizione del nucleo familiare, dei figli carico». Altro caposaldo di questa rivoluzione fiscale è incentivare i meccanismi premiali, per cui «più assumi, meno paghi». Il premier risponde anche a chi l'accusa di aver dimenticato i lavoratori dipendenti a vantaggio delle partite Iva: «Le cose non stanno così. Perché il lavoratore autonomo paga da solo tutti i contributi, non può detrarre nulla, non accantona il tfr e non ha le tutele che ha il dipendente. Quindi, in realtà, continua ad essere in maggior difficoltà».

DISASTRO MPS La vicenda di Monte dei Paschi di Siena «finora è stata gestita pessimamente, sono stati buttati decine di miliardi dei contribuenti». Quello del premier è un giudizio netto, che non concede appello. «Noi stiamo lavorando a un'uscita ordinata dello Stato, è stato fatto un aumento di capitale, c'è stata una ristrutturazione che ci pare abbastanza solida e puntiamo alla creazione di un sistema bancario con più poli».

 

 

FALCONE E BORSELLINO Negli ultimi giorni si è scatenata la polemica sull'ergastolo ostativo, norma contenuta nel dl rave contro cui si sono scagliati soprattutto i 5 Stelle. Il presidente del Consiglio non si capacita come sia possibile: «Sono orgogliosa di un provvedimento che combatte la mafia e che nasce da intuizioni di Falcone e Borsellino. Mi dispiace un'opposizione cosi dura su provvedimento del genere. Si è cercato d'impedire la conversione di un decreto che colpisce la criminalità organizzata». Meloni non può accettare che si metta in dubbio il suo impegno contro i mafiosi: «La mia carriera politica è stata molto ispirata da Borsellino».

CARTELLE ESATTORIALI Il premier ritiene strumentali anche tutte le polemiche delle ultime settimane sul cosiddetto scudo fiscale. Un provvedimento che semplicemente non è previsto nella legge di bilancio. «In manovra non ci sono condoni», sottolinea. Per quanto riguarda le cartelle esattoriali, ricorda che le uniche stralciate sono quelle sotto i mille euro vecchie di oltre sette anni. Per quale motivo si è scelto di intervenire solo su queste? «Semplicemente perché allo Stato conveniva, sarebbe stato più costoso cercare di riscuoterle».

INTERCETTAZIONI Il primo ministro appoggia su tutta la linea anche la rivoluzione in ambito giudiziario che intende portare avanti il Guardasigilli Carlo Nordio. «Le intercettazioni sono uno strumento straordinario a disposizione della magistratura - spiega - Ma vanno limitati gli abusi, ovvero il cortocircuito per cui sui media finiscono anche quelle che non hanno rilevanza penale».

QATARGATE Per quanto riguarda l'inchiesta che ha travolto il Parlamento europeo, «bisogna andare fino in fondo senza fare sconti». Meloni, però, si dice «innervosita» dai tentativi di far passare il "Qatargate" come un «italian job", uno scandalo su cui c'è l'impronta dell'Italia. «Primo non riguarda solo italiani ma anche belgi, greci e altri. È trasversale - ricorda il premier Semmai è un tema che coinvolge un partito, una famiglia politica. Lo potremmo chiamare "socialist job"».

RIVOLTA IN IRAN L'altro ieri il ministro Tajani ha convocato l'ambasciatore iraniano. Un messaggio chiaro, per far capire quale sia la posizione dell'Italia di fronte alla repressione della libertà in Iran. «Fino ad oggi abbiamo tenuto un approccio dialogante, ma se tutto ciò non cesserà, se si proseguirà innocenti condannati a morte, allora l'atteggiamento dell'Italia dovrà cambiare completamente», avverte Meloni, che si dice molto colpita dalla protesta della campionessa di scacchi Sara Khadim al-Sharia che ha deciso di partecipare al mondiale in Kazakistan togliendosi il velo. Parole che non sono piaciute a Teheran, che a sua volta ha convocato l'ambasciatore italiano: «Basta ingerenze».

EMERGENZA MIGRANTI La stretta sulle Ong è solo il primo passo nella strategia del governo contro l'emergenza immigrazione. Meloni non ha rinunciato al blocco navale, il problema - spiega - è che questo tema non è stato raccontato nel modo corretto. «Il blocco a cui mi riferisco io è una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa, per fermare le partenze irregolari e aprire hot spot direttamente nei Paesi di partenza». È ovvio che un traguardo del genere debba essere il frutto di un lungo e difficile negoziato in ambito Ue.

ENERGIA DALL'AFRICA L'Italia deve sfruttare la sua posizione strategica per diventare l'hub energetico dell'Europa. Come farlo? «I gasdotti del Mediterraneo orientale arrivano tutti da noi - spiega il premier - Abbiamo appena sbloccato 300 milioni di euro per collegare elettricamente il nostro Paese alla Tunisia. Dobbiamo diventare la porta d'ingresso dell'energia che arriva da quel continente. Per questo ho parlato di un Piano Mattei per l'Africa».

RAPPORTO CON LA RUSSIA Una domanda arriva anche da una giornalista della Tass, l'agenzia di stampa ufficiale russa. A Meloni viene chiesto se senta la mancanza del legame con la Russia dal punto di vista economico, sociale e umano. Il premier non ha dubbi: «L'Italia ha rapporti antichi con la Russia, per questo ho difeso la scelta della Scala di dedicare la sua "Prima" ad un'opera russa. Le scelte politiche non ricadono necessariamente sui cittadini. Ma dobbiamo dire con forza che l'invasione dell'Ucraina è inaccettabile. Il governo russo deve fermare questa aggressione. L'Ucraina difende la sua libertà e l'amore per la propria patria. È una cosa per cui ho enorme rispetto».

PRESIDENZIALISMO Ultimamente se ne parla poco. Ma l'obiettivo di «riformare le istituzioni di questa nazione» resta centrale. L'obiettivo è il presidenzialismo. «Io sono sempre partita dal semipresidenzialismo alla francese perché su questo sistema c'è sempre stata storicamente maggiore convergenza». Meloni, però, non vuole restare ancorata ad un modello solo. «L'importante è la direzione in cui vogliamo andare». Il premier fa sapere che il ministro Casellati ha appena terminato il confronto con i partiti di maggioranza e a gennaio parlerà con l'opposizione. «Poi bisognerà decidere come procedere. Ma non sarò così sprovveduta da non capire atteggiamenti dilatori». impegno affinché la politica esca dalle scuole italiane. Ma attenzione, spiega Meloni, ciò non significa impedire agli studenti di avvicinarsi alla politica. «Io ci sono cresciuta con militanza politica a scuola - ricorda con orgoglio - L'associazionismo studentesco è stata la migliore palestra della mia vita politica. Valditara si riferiva all'indottrinamento politico da parte di chi a scuola lavora. Io ne sono stata vittima personalmente da ragazza».

EXPO 2030 A ROMA Roma aspira ad ospitare l'Expo del 2030. In lizza ci sono anche Odessa (Ucraina), Busan (Corea del Sud) e Riad (Arabia Saudita). Quest' ultima è data per favorita. Ma Roma è ancora in corsa e ha molte carte da giocare. Meloni invita ad essere fiduciosi: «Da italiana e da romana è una grande occasione. Su Expo 2030 intendo spendermi in prima persona, non posso garantire come andrà a finire, ce la mettiamo tutta, ci stiamo lavorando e non ci diamo per vinti».

 

 

STOP AI RAVE «È finita l'Italia che si accanisce contro chi rispetta le regole e lascia fare tutto a chi non le rispetta». Il presidente del Consiglio sintetizza così l'importanza del dl rave, «una norma giusta e necessaria a dare un segnale». Per Meloni le accuse di aver compresso oltremodo il dibattito parlamentare sono assurde, perché altrimenti il decreto non sarebbe stato convertito in legge.

RUOLO DELLE DONNE Giorgia Meloni va fiera di essere la prima presidente del Consiglio donna nella storia d'Italia. Ma attenzione, sottolinea, spesso in passato le donne hanno celebrato vittorie che non erano vittorie: «Come donna non devo aspettarmi che gli altri mi regalino qualcosa. Niente a nessuno deve essere dovuto, nemmeno alle donne. Ciò che conta è quanto lavori per guadagnarti ciò che hai».

SOSTEGNO ALLA SANITÀ Pd e M5S hanno accusato l'esecutivo di aver dimenticato la sanità. Secondo il premier, niente di più falso: «Bisogna fare chiarezza. Il governo ha aumentato la dotazione prevista di due miliardi euro. Oggi, mentre cerchiamo di capire se stiamo uscendo o meno dalla pandemia, bisogna iniziare a reinventare la macchina».

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