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Governo, mina Forza Italia su Meloni. La nuova spaccatura nel partito del Cav

Daniele Di Mario
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Ancora Licia Ronzulli contro Giorgia Meloni, con Forza Italia che, per bocca della sua capogruppo al Senato, torna a porre dei distinguo rispetto all'azione del presidente del Consiglio. Tetto al denaro contante e reintegro dei medici no vax non sono una priorità per Ronzulli. Nessun fatto personale. Anzi, in una intervista a La Stampa, la capogruppo azzurra a Palazzo Madama taglia corto sulle indiscrezioni secondo le quali Meloni non l'abbia voluta al governo e dice che «la cosa che più mi ha fatto star male, è la violenza mediatica nel costruire un caso inesistente». Non solo. Parlando del premier, Ronzulli non manca di sottolineare la propria stima: «Penso che sia una donna capace e tenace, diversamente non sarebbe dove siede ora».

Nel merito dei provvedimenti, però, Ronzulli non manca di marcare la distanza con il governo. Il tetto al contante, ad esempio, «è una vecchia proposta di Forza Italia. Quindi la sosterremo. Chi paga in contanti non è necessariamente un ladro o un evasore. Forse obietta- non l'avrei ritenuta la priorità del nuovo governo».

Quanto ai provvedimenti sul Covid, perla capogruppo di FI in Senato il governo non strizza l'occhio ai no vax, ma «è il messaggio che potrebbe passare rivedendo di punto in bianco le norme che regolano la somministrazione dei vaccini. È anche per questo che auspico un processo graduale peril superamento delle misure anti Covid. La delegazione di Forza Italia su questo non getterà la spugna». Entrando nel merito del reintegro - da ieri- dei medici non vaccinati, Ronzulli è critica: «Forse si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale della misura, il 31 dicembre, così da evitare che la maggioranza silenziosa di chi, onorando il camice, si è responsabilmente vaccinato si sentisse sconfitta dalla minoranza chiassosa dei no vax. Ma se lo chiede a me, chi è no vax e quindi va contro la medicina e la scienza non dovrebbe operare in campo sanitario».

Ronzulli parla anche delle presunte divisioni in Forza Italia. «Per la sua stessa natura non può essere un partito diviso: c'è un leader forte che ascolta tutti e poi decide», dice, affermando di non ambire al ruolo di coordinatore nazionale ora ricoperto da Antonio Tajani. «Non è un argomento all'ordine del giorno. La stampa mi attribuisce un incarico da me mai richiesto. Nessuno vuole aprire questo capitolo. Il coordinatore di Forza Italia è il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, che lo ha fatto benissimo in questi anni», dice Ronzulli. Le critiche al governo arrivate dalla capogruppo agitano però ancora di più le acque in FI, perché ritenute considerazione di un gruppo del partito, non dell'intera classe dirigente. La spaccatura tra gli azzurri quindi resta, con all'orizzonte lo spettro di nuove scissioni. E a far rumore sono anche le dichiarazioni di Giorgia Meloni su Silvio Berlusconi contenute nel nuovo libro di Bruno Vespa. «Con lui c'è stata qualche incomprensione in più, figlia del passaggio di testimone - confida il premier - Quando si vivono certi momenti epocali, è fatale che ci siano delle scosse. Non so quanto sia stato ben consigliato all'inizio, ma devo riconoscergli la lucidità di capire quali fossero alla fine le priorità per non deludere chi aveva creduto in noi e nel ritorno dopo undici anni a un governo politico di centrodestra. Il suo discorso sulla fiducia pronunciato al Senato il 26 ottobre è stato bello e importante, e sono stata contenta di applaudirlo». «Non ho mai temuto davvero di non riuscire a fare un governo - spiega Meloni - anche se ho preso in considerazione l'ipotesi di presentarmi in Parlamento senza un accordo preventivo con tutti gli alleati, quando alcune proposte mi sono sembrate irricevibili. Nonostante io fossi andata incontro a tutti senza sfogliare il manuale Cencelli, perché i numeri avrebbero detto altro. Ma a me interessava formare una squadra che funzionasse, un governo inattaccabile, serio, adeguato, ben calibrato. E credo di esserci riuscita».

Diverso il rapporto «nuovo e diverso» che «si è stabilito con Salvini». «Ha capito quel che si poteva e quel che non si poteva fare e mi ha aiutato a cercare soluzioni - racconta il presidente del Consiglio - In certe situazioni lui mi ha chiesto di aiutarlo, in altre io l'ho chiesto a lui. Franchezza reciproca senza polemiche. Un mediatore? Bè, il fatto di non schierarsi aprioristicamente con Berlusconi mi ha aiutato molto».

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