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Governo, Meloni pronta a ricevere l'incarico pure senza l'appoggio di Forza Italia

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La situazione è in continua evoluzione. Contatti diretti tra gli attori del confronto in corso nel centrodestra non sono fissati ma neanche esclusi, non fosse altro perché con la partita dell’elezione degli uffici di presidenza delle Camere e dei gruppi parlamentari, è giocoforza che in avvio di settimana ci si parli. E magari ci si veda. Quello che appare chiaro, nel braccio di ferro in corso tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, è che i pezzi sulla scacchiera non si sono ancora mossi da quel fatidico giovedì al Senato e che se qualcuno muoverà, almeno dal punto di vista di Fratelli d’Italia, sarà proprio il Cavaliere. Tutte le questioni sono state messe già sul tavolo e quanto ci si attende è uno sblocco dello stallo in casa Forza Italia. Non che la leader FdI si sia fermata, nel frattempo. Se si provasse già ora a mandare avanti i frame di un film ancora tutto da girare, la scena che la regista ha ben chiara in testa, da qui a una settimana, sarebbe quella del governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia evocato nella notte del 25 settembre da Giorgia Meloni come la «chiara indicazione» emersa come risultato del voto degli italiani. Solo che ora c’è un muro contro muro al quale dal partito della premier in pectore si guarda, con una certa distanza, come affari interni all’alleato.

 

 

Al di là dei timidi segnali di distensione, come certe letture dell’ormai famoso foglio scritto da Silvio Berlusconi con la lista dei difetti della leader FdI, si pronostica una, peraltro abbastanza rapida, evoluzione della situazione, magari centrata su una chiamata all’unità degli azzurri, intorno alla figura del leader e fondatore. Non che altri scenari siano esclusi, solo che i bene informati escludono che possano fare deflettere Meloni dall’intenzione di fare un governo presto. Ma, soprattutto, «bene». A voler scommettere, e non alla cieca, dalle parti di via della Scrofa si tende quindi a puntare su un centrodestra in formazione compatta al Quirinale. Ma se anche così non fosse, e se altrettanto per ipotesi lo stallo permanesse, si aggravasse e FI dovesse dire no al governo Meloni, sbaglierebbe chi pensasse a un automatico arenarsi del tentativo: la potenziale presidente incaricata non avrebbe timore di un mandato esplorativo e confiderebbe, anzi, in una positiva risposta della sua maggioranza al momento della fiducia. 

 

 

Difficile ipotizzare, in sostanza, che manchino i voti per il via a un esecutivo con all’interno anche ministri FI, a cominciare dal coordinatore nazionale del partito di Berlusconi. Ogni altra soluzione, al di là delle legittime soluzioni istituzionali e politico-parlamentari, sarebbe una plastica dimostrazione di chi è fedele al mandato degli elettori, e chi no, sempre dal punto di vista FdI. Questo è il fronte interno, e poi c’è quello all’esterno della maggioranza. E anche lì, nel serrato confronto con Enrico Letta, sembra quasi che la campagna elettorale non sia ancora terminata. Ma, fa notare chi conosce bene carattere e progetti di Giorgia Meloni, ora a duellare è la leader del partito di maggioranza e da questo punto di vista ha a disposizione un registro diverso rispetto a quello di chi abbia ricevuto il mandato di formare un governo. E, poi, di guidarlo.

 

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