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Nuovo Governo e niente diktat. E sul Pnrr Giorgia Meloni si scaglia contro Draghi

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L'esecutivo di centrodestra, a trazione Fratelli d'Italia, "se il Presidente della Repubblica ci conferirà il mandato sarà politico, forte e coeso, con un programma chiaro, un mandato popolare e un presidente politico". Pur non rivelando nomi e caselle della futura squadra di ministri, Giorgia Meloni mette in chiaro le caratteristiche che avrà il prossimo governo. Nelle oltre due ore di riunione negli uffici del partito in via della Scrofa, la premier in pectore si confronta con l'esecutivo nazionale del partito chiedendo e ricevendo piena fiducia e un mandato, all'unanimità, per trattare con gli alleati la formazione del governo.

Trattative che secondo la presidente di Fdi dovranno per forza di cose condurre a una squadra inattaccabile. Il motivo è semplice: tutti gli occhi sono puntati su di lei, sul suo operato, perciò non si può sbagliare nulla, sin dall'inizio. "Siamo pronti a metterci la faccia. A dare il massimo per risolvere i problemi degli italiani in questa fase molto complessa e delicata", afferma. Per questo l'intenzione è quella di "mettere in piedi il Consiglio dei ministri più autorevole e di alto profilo possibile", rimarca Meloni nel corso dell'intervento davanti ai dirigenti del partito. Un messaggio rivolto ai suoi, ma anche a Lega e Forza Italia, tanto che la leader dei conservatori tiene a sottolineare che "questo significa che non sarà composto per risolvere beghe interne di partito o proponendo qualsiasi nome o per rendite di posizione".

Da sminare d'altronde c'è soprattutto Matteo Salvini e la sua voglia di Viminale. Il segretario della Lega si dice "pronto a un incarico di governo" dopo aver inviato all'alleata i 'desiderata' del partito di via Bellerio (oltre all'Interno, Infrastrutture e Trasporti, Riforme in chiave autonomia, Agricoltura e anche la presidenza del Senato a cui ambisce Roberto Calderoli). Il ragionamento che in mente alla Meloni per riempire le caselle però è chiaro: "Si parte dalla competenza, e se quella migliore dovesse essere trovata al di fuori degli eletti, a partire da FdI, questo non sarà certo un limite". Insomma, ben vengano anche tecnici in grado di arricchire il peso specifico di un esecutivo che tuttavia non muterà per questo la sua natura "fortemente politica" perché "i governi sono politici quando hanno un mandato popolare, un programma definito, una visione chiara e una guida politica".

Avere un Cdm di indubbio spessore, per competenze e personalità al suo interno, è per Meloni però una priorità anche in considerazione dello scenario con cui dovrà fare subito i conti. "Ci troviamo di fronte alla fase forse più difficile della storia della repubblica italiana - rammenta -: siamo nel mezzo di un conflitto, i cui contorni sembrano irrigidirsi ancora di più; restano incognite sul tema della pandemia; viviamo una crisi economica e energetica che sembra destinata a provocare un effetto domino sui prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari". Se tutto questo non bastasse, "siamo esposti sul fronte dell'approvvigionamento energetico e in Europa è in atto un confronto senza sconti". Non esattamente il periodo migliore per prendere in mano il Paese. Ecco perché da settimane è in atto quella che definisce "una transizione ordinata" con l'esecutivo uscente. "Abbiamo margini di tempo stringenti - riconosce la leader di Fdi - ma noi siamo pronti. E abbiamo le competenze e le capacità".

Non manca però una stoccata al governo Draghi quando evidenzia il fatto che "ereditiamo una situazione difficile". Il riferimento, nello specifico, è ai "ritardi del Pnrr" che sono "evidenti e difficili da recuperare". "Siamo consapevoli - aggiunge - che sarà una mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l'ha determinata". Nel mirino finisce anche la sinistra "in totale corto circuito". La promessa perciò è quella che il prossimo governo "porterà avanti politiche in discontinuità rispetto a quelle messe in piedi in questi anni dagli esecutivi a trazione Pd".

Nel corso dell'esecutivo c'è spazio anche per celebrare il successo dello scorso 25 settembre, arrivato a quasi 10 anni dalla fondazione del partito. Allora, confessa Meloni, "non potevamo immaginare i traguardi che avremmo raggiunto: con orgoglio raccogliamo i frutti di un lavoro duro, portato avanti con determinazione e costanza, senza mai prendere scorciatoie. Siamo partiti dall'1.98% per arrivare a essere oggi il primo partito italiano con il 26%". Un exploit inatteso che tuttavia non ha comportato festeggiamenti "perché sarebbe stato inopportuno rispetto alle sfide che l'Italia sta vivendo". "La gioia e la legittima soddisfazione - conclude - hanno lasciato subito spazio al pragmatismo e al senso di responsabilità".Pragmatismo e responsabilità necessari ancor di più adesso per non incappare in una falsa partenza.

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