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Governo, dilemma bonus per Meloni. Finora ci sono costati 185 miliardi

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Meloni nella giungla dei bonus. Una delle prime sfide che la leader di Fratelli d'Italia dovrà affrontare, oltre al caro bollette, sarà la direzione da prendere sulla politica delle agevolazioni che ha segnato gli ultimi anni dei diversi governi. Una scelta dettata dagli eventi che è costata oltre 185 miliardi di euro in tre anni. La serie praticamente ininterrotta di emergenze eccezionali che hanno colpito l'Italia nell'ultimo triennio - l'arrivo del Covid e il lockdown, poi la ripresa dei contagi e infine la crisi energetica - ha avuto un impatto profondo sul tessuto economico e sociale del Paese. Ma anche cambiato, forse per sempre, il rapporto tra imprese e cittadini e lo Stato, venuto in soccorso dell'economia e della coesione sociale con la più imponente opera di assistenza e sostegno dal dopoguerra ad oggi.

 

Una svolta iniziata con la pandemia, per aiutare i cittadini e, soprattutto, lavoratori autonomi e imprese a superare indenni il lockdown. I primi bonus arrivano con il Cura Italia con assegni tra gli 800 e i 1000 euro destinati a una serie di partite Iva, pescatori, lavoratori del mondo dello spettacolo o stagionali del turismo. A questi - anche se non sono aiuti diretti - si sommano gli interventi sul credito del decreto Liquidità, che ha permesso di arrivare a garantire, già a novembre 2020, 100 miliardi per i finanziamenti da parte dello Stato.

 

Dopo il lockdown, i provvedimenti di assistenza si moltiplicano. Un percorso evidente sfogliando i titoli dei decreti più importanti degli ultimi due governi: rilancio, poi ristori, sostegni, aiuti, in versione bis, tris e anche quater.

Una mole eccezionale di misure d'aiuto, come eccezionale è anche l'ammontare delle risorse distribuite. Solo ai ristori, calcolava la Cgia di Mestre a gennaio 2021, sono stati assegnati 29 miliardi di euro di risorse pubbliche nel corso del 2020. I sostegni del Governo Draghi nell'anno successivo, il 2021, hanno invece mobilitato - calcolano sempre gli artigiani - altri 21,4 miliardi di euro. Complessivamente, interventi per oltre 50 miliardi di euro. A questi poi si devono aggiungere i soldi erogati dall'Inps sotto forma di cassa integrazioni, trasferimenti e altro. A fare il conto dell'impegno pubblico complessivo per misure welfare Covid-19 a favore di lavoratori, cittadini e nuclei familiari per il 2020 è lo stesso Istituto, nel bilancio preventivo 2021: «Circa 70 miliardi di euro, dei quali 40 da stanziamenti sul bilancio dello stato e 30 a carico del bilancio dell'Istituto».

 

Il risultato è stata una moltiplicazione di bonus e sgravi: da quello per la spesa a quello per le vacanze, per chi è rimasto a lavorare durante il lockdown, perla mobilità alternativa, ma anche sostegni per l'asilo nido e per i genitori divorziati. Per le imprese, oltre ai sussidi, sconti sui contributi, crediti di imposta speciali, sgravi sui dehors.

L'esplosione, nel 2022, della crisi energetica, ha poi costretto l'esecutivo a rimanere sul percorso tracciato dal predecessore. Per contrastare l'aumento del costo dell'energia, mette nero su bianco il Ministro dell'Economia uscente Daniele Franco nell'introduzione della Nadef, sono stati investiti nel solo 2022 circa 57 miliardi di euro, pari al 3% del Pil. A questi, vanno aggiunti i 5,5 miliardi stanziati per la stessa finalità nel 2021. E anche questi arrivati sotto forma di crediti di imposta, sconti e bonus bollette.

 

Interventi utili e necessari, persino dovuti. Dopotutto, la pandemia e la guerra in Ucraina - motore principale, ma non unico, della crescita dei prezzi dei beni energetici - sono eventi eccezionali che hanno richiesto risposte eccezionali. E che ne chiedono ancora: è probabile che il conto complessivo dei sostegni salga di nuovo con la prossima manovra. Ma è legittimo chiedersi per quanto tempo sarà possibile sopportare uno sforzo del genere. Anche perché, come ricorda sempre Franco nella Nadef, nel 2024 «rientrerà in vigore il Patto di stabilità». E bisognerà far tornare i conti.

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