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Il sondaggio di Pagnoncelli stupisce tutti: Draghi piace ancora. Pure agli elettori di Fratelli d'Italia

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Mario Draghi piace ancora agli italiani. E non poco. Il sondaggio di Nando Pagnoncelli, pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera, fa emergere che il 59% degli italiani esprime un giudizio positivo sul governo e il 63% sul presidente del Consiglio che si appresta a concludere il suo mandato. “Nell’analizzare il voto alcuni commentatori hanno messo l’accento sul rapporto tra le singole forze politiche e il governo Draghi, che avrebbe favorito gli oppositori e penalizzato i sostenitori, sottolineando sia la vittoria del principale partito d’opposizione e il buon risultato del M5S che negli ultimi mesi aveva mostrato posizioni critiche. Si tratta - analizza Pagnoncelli - di un’analisi del tutto legittima ma non condivisibile, alla luce dei dati di popolarità di cui ha goduto il governo uscente fin dal suo insediamento”.

 

 

Il quotidiano evidenzia che per tutto il suo percorso i sostenitori dell’esecutivo tecnico sono sempre stati superiori ai detrattori, con una forbice molto ampia. C’è stato inoltre un non consueto aumento del consenso dopo le dimissioni e quanto sia trasversale il gradimento: gli elettori di tutte le forze politiche esprimono in maggioranza una valutazione positiva per il premier. In particolare balza all’occhio il dato relativo agli elettori di Fratelli d’Italia, il principale partito di opposizione, con il 66% dei votanti di questo partito che dà giudizi positivi su Draghi. 

 

 

Come si spiega quindi la vittoria dell’opposizione alle elezioni del 25 settembre e i dati di popolarità del governo? Pagnoncelli risponde: “È opinione largamente diffusa che un governo di larghe intese rappresenti un’eccezione dettata dalle condizioni di emergenza. Molti elettori considerano conclusa la stagione della concordia e ritengono inevitabile il ritorno alla competizione politica. Ma soprattutto c’è una seconda ragione, ancora più importante, ed è la domanda di ‘novità’ rappresentata nel 2014 dal Pd di Renzi, nel 2018 dal M5S di Di Maio, nel 2019 dalla Lega di Salvini. All’iniziale entusiasmo ha fatto seguito un forte calo di popolarità che ha contribuito a perpetuare l’alternanza, alla ricerca del nuovo”. Un andamento sempre più costante in Italia.

 

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