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Elezioni, la lotteria del seggio: 44 candidati in attesa dell'effetto flipper

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Pietro De Leo
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C'è chi le elezioni le ha vinte e non lo sa. Oppure, viceversa, è convinto di averle vinte ma ha una brutta sorpresa ad attenderlo dietro l'angolo. No, il discorso non riguarda i partiti, lì la situazione è molto chiara, i giochi sono fatti. Quanto, piuttosto, alcuni parlamentari della quota proporzionale. Mentre per la parte maggioritaria si va a scontro diretto sul collegio e dunque chi vince vince, per il versante dei listini bloccati non è per niente così. C'è un complesso meccanismo di attribuzione dei resti che dà luogo ad un conteggio molto complicato, stavolta evidentemente assai problematico e gravido di errori, tale per cui può capitare che, a svariati giorni dalla prova elettorale, ci sono seggi che cambiano di attribuzione. A qualcuno lo champagne della vittoria è andato di traverso; altri, invece, hanno fatto bene a tenere la bottiglia in fresco. Al momento, mentre andiamo in stampa, c'è il numero magico di 44. È il novero dei candidati, 33 alla Camera e 11 al Senato, che sono ancora in bilico tra la gloria e il ritorno al tran tran quotidiano. Che, a quasi una settimana dal voto, non si sappia ancora chi è dentro e chi è fuori? Capita anche questo, nell'Italia della normocrazia cervellotica in cui, per parafrasare Flaiano, la congiunzione più breve tra due punti non è la retta ma l'arabesco.

 

 

Nella legislatura che proprio in questi giorni si va a chiudere, dalla attribuzioni dei seggi nella notte elettorale si sono innescati contenziosi andati avanti lungo gli anni e vedremo ora cosa accadrà. Nel frattempo, però, per il momento leggiamo di storie di grandi spaventi e sogni sfiorati, proprio per l'implacabile algoritmo. E su questa roulette si poggia lo sventato epilogo della storia parlamentare di Umberto Bossi. All'indomani del risultato non proprio lusinghiero della Lega era arrivata anche quest'altra notizia: il fondatore fuori dalla Camera, dopo 35 anni di emiciclo. Altra botta, che aveva caricato le faretre critiche contro Salvini dei leghisti dell'epoca nordista. Passa un giorno e la pallina del destino si poggia sul numero buono: Bossi combatterà un altro giro. Così come Giulio Centemero, esponente della Lega di nuova Generazione (è tesoriere del partito), che ci sarà di nuovo, contrariamente all'infausto responso iniziale.

 

 

Così come beneficia del flipper anche un altro che l'ha scampata bella è Andrea Casu, segretario del Pd romano. In realtà, a Repubblica ha detto di non aver mai pensato ad una sua esclusione: «Non avevo dubbi sulla mia elezione - ha spiegato - semplicemente perché oltre 500mila voti al centrosinistra nel collegio Lazio1 dove ero candidato non potevano tradursi in soli quattro rappresentanti». E però, sempre in quella pagina, c'è uno spazio destinato a chi non ce l'ha fatta. Come Paolo Nicolò Romano, deputato uscente, in corsa per Sinistra-Verdi che la prende con filosofia: «Me lo aspettavo, i conti non tornavano» e ora si prepara a tornare al suo lavoro. Invece è arrivata ad un metro dal sogno Caterina Cerroni, dirigente dei giovani dem, salita agli onori delle cronache durante l'estate per un post non proprio lusinghiero su Israele. Il suo seggio è stato ri-attribuito alla candidata di Fratelli d'Italia Elisabetta Lancellotta. Penalizzata, poi dal flipper anche Lucia Annibali, di Italia Viva, che all'Adnkronos spiega che in un primo momento pareva fosse fuori, poi dentro e poi è arrivata la conferma della mancata elezione. A testimonianza di quanto sia aspro questo ottovolante delle emozioni.

 

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