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Elezioni, Letta fa il traghettatore del Pd: lascia ma non subito. E dà la colpa a Conte e Calenda

Dario Martini
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Enrico Letta lascerà la carica di segretario del Pd. Ma prima farà il traghettatore  fino al nuovo congresso che sceglierà il suo successore. Congresso che, salvo di cambi di programma, dovrebbe tenersi a marzo. Ma non è detto che possa essere convocato anche prima. Letta resta quindi segretario a tempo. Secondo il segretario uscente, i colpevoli di questa sconfitta non vanno ricercati nel Pd, ma nei mancati alleati che non hanno voluto sentire ragioni di unire le forze: il M5S di Giuseppe Conte che “ha fatto cadere il governo Draghi” e che si è opposto “al campo largo”, ma anche Carlo Calenda e “il suo fuoco amico” che ha consentito al centrodestra di imporsi in quasi tutti i collegi uninominali, compreso quello dove si presentava Emma Bonino, per la quale Letta è “molto dispiaciuto”.

 

 

Per il segretario traghettatore questa è una “giornata triste per l’Italia. Ci attendono giorni duri- dice - ci siamo battuti contro questo esito. Abbiamo tentato in solitudine perché la legislatura arrivasse alla scadenza naturale. Se siamo arrivati al governo Meloni è per via del fatto che Conte ha fatto cadere il governo. Abbiamo messo tutto l’impegno possibile per mettere in campo un’alternativa credibile. Altri leader, invece, hanno lottato non contro la destra ma contro di noi. Hanno cercato di sostituire il Pd. Il risultato è sicuramente insoddisfacente, ma il nostro è il secondo partito del Paese, il secondo gruppo parlamentare e la prima forza di opposizione nel Paese. Faremo un’opposizione dura e intransigente. Siamo capaci di fare opposizione e la rifaremo”. Per Letta, se il Pd ha perso il motivo va anche ricercato nel “fortissimo limite di essere sempre stati al governo negli ultimi dieci anni, tranne una piccola pausa di un anno”.

 

 

Poi la chiusa: “Io non mi ripresenterò. Quando il Congresso individuerà una nuova leadership io mi farò da parte. A nuova generazione spetta rilanciare il Pd”.

 

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