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Elezioni, caos per il voto dei positivi al Covid: la pandemia irrompe sulle urne

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I positivi al Covid possono votare? La domanda è semplice, la risposta non altrettanto: tra circolari di Viminale e prefetture e Comuni, che si sono mossi in ordine sparso, decine di migliaia di persone domani rischiano di non poter esercitare il loro diritto/dovere di voto. Alle prime elezioni politiche dallo scoppio della pandemia, con i contagi in risalita, l’intenzione del governo era quella di non escludere i positivi dall’appuntamento elettorale. «Gli elettori positivi al Covid-19 che sono sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di isolamento presso la propria abitazione possono votare?» è la domanda della Faq numero 25 pubblicata sulla pagina del sito del Ministero dell’Interno dedicata alle elezioni politiche. «Sì», è la risposta. Ma è davvero così? I positivi - spiega il Viminale - «possono votare presso il Comune di residenza, facendo pervenire al sindaco del Comune nelle cui liste sono iscritti, in un periodo compreso tra il 10° e il 5° giorno antecedente quello della votazione, una dichiarazione attestante la volontà di esprimere il voto presso il proprio domicilio» e «un certificato che attesti la sottoposizione a trattamento domiciliare o la condizione di isolamento per Covid-19». 

 

 

Le circolari delle prefetture ricalcano le disposizioni del ministero dell’Interno, fissando quindi il termine per la richiesta di voto domiciliare a cinque giorni prima delle elezioni. E le 87.067 persone risultate positive dopo il 20 settembre? Il Comune di Milano ha chiuso i termini per la richiesta di voto domiciliare alle 12 di sabato 24 settembre, spingendosi così ben oltre la scadenza fissata dal Viminale. Una proroga comunque non pubblicizzata, tanto che alla fine gli elettori milanesi positivi al Covid che usufruiranno del voto da casa saranno una decina (su quasi 1.200 contagi registrati nel capoluogo in soli tre giorni, tra mercoledì e venerdì, stando ai diffusi dai bollettini della Regione). Una strada diversa hanno scelto altri municipi italiani. 

 

 

Che la gestione del voto dei positivi sia affidata all’organizzazione dei singoli Comuni lo conferma anche il Viminale. Sul voto dei positivi al Covid-19 soggetti al trattamento sanitario o in isolamento domiciliare, dice all’Adnkronos il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, «va sottolineato che nell’articolo 4 del dl n. 41/2022 viene indicato che per esercitare il diritto di voto a domicilio, il termine è fissato entro il quinto giorno antecedente il voto». Si tratta però di un termine «da intendersi ordinatorio e non perentorio», il che comporta «che anche chi facesse richiesta di voto oltre quel termine può farne richiesta al Comune nelle cui liste elettorali è iscritto. Il Comune potrà eventualmente organizzare la raccolta del voto compatibilmente con le esigenze organizzative». In sintesi: ogni Comune si regola a modo suo. E c’è il rischio che qualcuno - denunciano dal M5S - vada a votare da positivo, nascondendo il proprio status.

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