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Migranti, "così fermeremo gli sbarchi". Il sottosegretario Molteni svela il piano della Lega

Daniele Di Mario
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«Quando sarà al governo, il centrodestra unito risolverà il problema immigrazione. Si tratta di un'emergenza nazionale, oltre che umanitaria». Nicola Molteni, big della Lega e sottosegretario all'Interno, spiega a Il Tempo le politiche per la sicurezza del programma della coalizione, all'indomani dell'ennesima tragedia sfiorata nel mare di Lampedusa.

Sottosegretario, l'isola è allo stremo, l'hot spot scoppia. Dal primo gennaio 2022 a oggi si contano già 45mila sbarchi. Nel 2019, con Salvini al Viminale, in tutto l'anno furono appena 11mila.
«Le dico di più. Dal primo gennaio al 5 settembre gli sbarchi furono cinquemila. Aumentarono dopo, quando la Lega non era ormai più al governo. Ma il tema dell'immigrazione non è solo semplice contabilità. È vero, quest'anno gli sbarchi sono aumentati del 40% rispetto al 2021. Solo a luglio ce ne sono stati 13mila, come nel 2017. A maggio invece ottomila e altrettanti a giugno. Si tratta di un'emergenza nazionale che la sinistra si ostina a negare, continuando così a negare la realtà. L'immigrazione non è un fenomeno strutturale, ma un'emergenza strutturale. L'hotspot di Lampedusa, ad esempio, rappresenta una vergogna, è un posto in cui si calpesta la dignità umana, con centinaia di uomini, donne e bambini che dormono per terra, in condizioni, anche igieniche, inumane. Assurdo che la sinistra difenda una vergogna del genere».

Il programma del centrodestra affronta in modo capillare la questione, mettendo al primo posto il ripristino dei decreti sicurezza.
«Riattivare i decreti sicurezza rappresenta una priorità, è la prima cosa che dovremo fare. Chi li contesta lo fa con pregiudizio: quelle norme hanno prodotto un drastico calo dell'immigrazione clandestina, contribuendo a salvare migliaia di vite umane. Anche l'Europa guardava con favore a quei provvedimenti perché gli immigrati, una volta entrati in Italia, poi si trasferiscono in Francia, in Germania e in altri Paesi membri. Fermare il loro ingresso in Italia significa fermare il loro ingresso in Europa».

Giorgia Meloni parla di blocco navale, una misura prevista nel programma insieme a nuovi accordi con i Paesi africani di partenza e con la creazione di hotspot in suolo extraeuropeo.
«Sono misure complementari e compatibili con i decreti sicurezza, sulle quali tutto il centrodestra è d'accordo. Il blocco navale, se fatto in acque territoriali italiane, non serve. Va attuato nelle acque territoriali dei Paesi di partenza, ma per farlo occorrono degli accordi con i governi di quegli Stati. È impossibile fare pattugliamenti congiunti in acque territoriali straniere senza un'intesa con i Paesi di partenza. Il problema maggiore riguarda la Libia, dove ci sono due governi, ma ha ragione Giorgia Meloni: raggiungere un accordo è possibile. La via da percorrere è quella: pattugliamenti congiunti nelle acque territoriali dei Paesi africani e creazione di hotspot negli Stati di partenza e transito, gestiti da strutture sovranazionali, penso ad esempio all'Unhcr. In questo modo si potrà accertare chi davvero scappa da una guerra e chi no».

Il tema dell'immigrazione riguarda anche la pubblica sicurezza. Nel programma c'è un punto dedicato alle baby gang.
«Dal 2012 al 2018 sono arrivati 700mila stranieri, molti dei quali non si sono integrati. Questa situazione ha prodotto degli "invisibili", dei ghettizzati. Le baby gang sono spesso formate da stranieri di seconda generazione, figli di immigrati non integrati. È una fenomeno che riguarda le grandi città, ma anche i piccoli centri. Un'emergenza contro la quale bisogna intervenire. La criminalità giovanile si combatte con una risposta normativa intervenendo sul sistema sanzionatorio, ma anche aumentando l'organico delle forze dell'ordine, introducendo la videosorveglianza e il poliziotto di quartiere, favorendo la fattiva collaborazione tra forze dell'ordine, polizia locale e forze armate per garantire un capillare controllo del territorio».

L'immigrazione è un problema europeo, ma questa Ue finora ha fatto poco.
«La politica comunitaria è stata insufficiente. Ma Bruxelles deve capire che difendere i confini italiani vuol dire difendere i confini europei. Il problema riguarda la distribuzione dei migranti, ma anche i rimpatri centralizzati e gli accordi con i Paesi di partenza e transito. L'immigrazione è un fenomeno globale e l'Ue deve fornire una risposta europea. Altrimenti, l'Italia farà come Francia, Spagna e Grecia: difenderà i propri confini nazionali con i decreti sicurezza».

Ha parlato dei rimpatri. Un tema centrale.
«Assolutamente. Nel 2021 sono state rimpatriate solo 3.800 persone. Sono necessari nuovi accordi bilaterali con i Paesi di provenienza. Attualmente ne abbiamo solo uno con la Tunisia. Ma questo è un compito del Ministero degli Esteri. In Italia dobbiamo cambiare cultura: nel nostro Paese si entra solo a determinate regole, stabilite dalla legge Bossi-Fini. Basta con carrette del mare, gommoni, pescherecci, naufragi e tragedie. Il centrodestra unito, quando sarà al governo, metterà fine a questa vergogna che è soprattutto un'emergenza umanitaria».

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