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Governo, Matteo Salvini non lascia Draghi. Ma vuole contare di più

Daniele Di Mario
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Avanti al governo per il bene del Paese. Fino a Pontida e anche oltre. Matteo Salvini non si cura delle fibrillazioni all'interno del M5S che si ripercuotono inevitabilmente sull'esecutivo e sulla maggioranza. La convinzione, in via Bellerio, è che alla fine Giuseppe Conte non uscirà dal governo e, se romperà, lo farà in autunno, sicuramente non prima di ottobre. Comunque, Draghi andrà avanti anche senza i 5 Stelle, è la convinzione nel Carroccio. Anche perché i numeri in Parlamento ci sono. In ogni caso, la Lega non farà mancare il proprio sostegno a Draghi, soprattutto ora che è il partito di maggioranza relativa in parlamento.

«Non è che ci interessi molto cosa farà il M5S - conferma il ministro dello Sviluppo economico e vicesegretario leghista Giancarlo Giorgetti - Può darsi che loro escano esattamente per dei buoni motivi per cui noi restiamo. E viceversa. Ma i problemi sono nei 5 Stelle, non nella Lega». Non sarà tuttavia un sostegno in bianco. Fonti parlamentari del Carroccio fanno notare come proprio il ruolo di primo partito della maggioranza consentirà a Salvini di incidere maggiormente sull'azione di governo. Il segretario leghista si aspetta risposte da Draghi, ben consapevole che non è questo il momento di chiedere la luna. Nella legge di bilancio potrebbero essere però inseriti provvedimenti che il centrodestra di governo, e in particolare la Lega, reputa fondamentali. Magari non la pace fiscale, ma una nuova rottamazione sì. E poi la norma su quota 41 per le pensioni che consentirebbe di archiviare definitivamente la legge Fornero.

Quanto ai rapporti in maggioranza, in via Bellerio non si negano le tensioni con la sinistra per i provvedimenti più controversi come ius scholae e cannabis. Si tratta di materie parlamentari e non di governo, destinate a non incidere sul sostegno al premier Draghi, ma sui rapporti tra i partiti. La riunione di ieri mattina con i parlamentari è servita a Salvini per preparare e motivare i suoi alla battaglia della prossima settimana. La Lega «farà tutto il possibile» per bloccare le proposte di legge su ius scholae e depenalizzazione della coltivazione domestica della cannabis, qualora arrivassero alla discussione dell'Aula, afferma il capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari, confermando la decisione di procedere con l'ostruzionismo parlamentare.

«La Lega si metterà giustamente di traverso con tutti i mezzi possibili», assicura anche il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che tiene a precisare che su ius scholae e cannabis «il governo non c'entra niente, ma sono iniziative di partito su cui siamo legittimamente e fermamente contrari. Bisogna distinguere dove sta l'iniziativa e la responsabilità». Ius scholae e cannabis vengono considerati provvedimenti per tenere unita la sinistra ma, anche se - nonostante le barricate di Lega, FI e FdI - dovessero passare alla Camera, al Senato non avrebbero comunque i numeri per essere approvati al Senato. Sul fronte interno, le fibrillazioni delle scorse settimane sembrano essere passate. «Non mi sembra che nella Lega ci sia agitazione, c'è discussione, che è il sale della politica. C'è una bella discussione», spiega Giorgetti. Durante la riunione, viene riferito, il vicesegretario ha sottolineato come non ci siano divisioni ma «complementarità» tra lui e Salvini.

La situazione non è facile, avrebbe riconosciuto, bisogna essere prudenti ma anche determinati e determinanti. Le scelte del governo devono essere prese avendo come bussola l'interesse del Paese, non inseguendo i «capricci» di Giuseppe Conte. La cosa più importante, insomma, è chela politica del governo non subisca spostamenti a sinistra nel tentativo di accontentare i 5 Stelle. Il governo deve «battezzare» - è il ragionamento di alcuni dirigenti leghisti - poche cose da fare, condivise e preparate bene. Altrimenti «può scivolare», in un clima che diventa sempre più accesso, da campagna elettorale. La tranquillità ostentata da Salvini non viene però condivisa dal segretario del Partito democratico Enrico Letta. Al Nazareno sono preoccupati per la tenuta del M5S. La sensazione è che Giuseppe Conte voglia rompere e anche in fretta, strattonato dall'ala più radicale dei 5 Stelle, ma che per il momento non lo faccia e prenda tempo. Se avesse la certezza che il governo andasse avanti lo stesso - riferiscono fonti Dem - il capo politico M5S uscirebbe subito, ma le preoccupazioni anche del Quirinale sulla effettiva tenuta della maggioranza in caso di rottura lo consiglierebbero ad aspettare. Al Nazareno, del resto, temono - nonostante le rassicurazioni leghiste - che un'uscita di Conte innescherebbe un effetto-domino che porterebbe anche Salvini a sfilarsi, innescando una crisi di governo irreversibile. Per questo Letta sta facendo di tutto per tenere Conte dentro il perimetro della maggioranza.

«Con il M5s continua un percorso di discussione sulle cose da fare - dice il segretario Dem arrivando a Napoli per l'iniziativa per ricordare Guglielmo Epifani, a un anno dalla sua scomparsa In questo momento siamo dentro una maggioranza di governo composita, con alleati più vicini, con i quali governiamo insieme. Auspico che la maggioranza sia forte e che il governo sia in grado di dare le risposte che i cittadini aspettano».

«In questo momento - ribadisce Letta - assolutamente fondamentale fare uscire l'Italia e gli italiani dalla situazione di crisi che stiamo vivendo e che purtroppo sta peggiorando: l'inflazione, il rischio recessione, le famiglie e le imprese che faticano. C'è bisogno di un governo che sia nel pieno della sua forza. Noi siamo lì per fare questo, mi auguro e spero che ci sia la possibilità di trovare queste intese nel più breve tempo possibile».

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