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Sciopero taxi Roma, i tassisti sfondano il cordone di sicurezza: guerra a casa Draghi

Camillo Barone
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Era da più di un anno che il centro di Roma non viveva delle tensioni sociali di tale portata, da quando i ristoratori contro le chiusure a causa del covid nell'aprile 2021 esplosero in una vera e propria guerriglia urbana con scontri sedati con difficoltà dalle forze dell'ordine. Ma fermandosi in piazza San Silvestro, a poco più di 100 metri da piazza Colonna, i ristoratori non avevano osato quello che invece hanno cercato di fare ieri i tassisti in sciopero arrivati nella Capitale da tutta Italia: un vero e proprio tentativo di assalto a Palazzo Chigi, la sede del governo italiano.

Quella di ieri è stata una giornata che difficilmente la categoria dei tassisti potrà dimenticare. Uno sciopero con proteste annunciato da settimane, l'ultima spiaggia per gli autisti delle auto bianche che chiedono a gran voce lo stralcio dell'articolo 10 del disegno di legge Concorrenza, voluto dal governo guidato dal premier Mario Draghi, che introdurrebbe la piena liberalizzazione del trasporto pubblico su ruota non di linea, ovvero l'introduzione conclamata e senza più limitazioni di app per gli spostamenti come Uber. Una manovra già passata negli altri principali Paesi europei come Francia, Spagna e Germania, dove le proteste sono state dure a morire, per poi cadere nel definitivo dimenticatoio.

A detta del governo si tratta di un provvedimento fortemente richiesto dall'Unione europea per ottenere i fondi del Piano nazionale di riprese e resilienza. Quindi una riforma tra le tante. Ma secondo fonti parlamentari trasversali, a Bruxelles bastava una regolamentazione più leggera per evitare il caos delle corse taxi abusive, come in parte era già stato introdotto nel 2019. Contro tutto questo ieri hanno scioperato e manifestato i tassisti italiani, in una giornata da ricostruire ora per ora. ORE 00,00 Comincia ufficialmente lo sciopero generale di 48 ore.

La giornata di lunedì 4 luglio si è chiusa nel peggiore dei modi per il settore. La riunione tra la viceministra per le Infrastrutture e la Mobilità sostenibili Teresa Bellanova e le 27 sigle sindacali dei tassisti ha portato ad un nulla di fatto. Tutti tranne Uiltrasporti hanno lasciato il tavolo con l'amaro in bocca, constatando che l'articolo 10 del ddl Concorrenza non sarebbe mai stato stralciato o modificato secondo i desiderata dei taxi. Viene confermato quindi il blocco delle auto in tutta Italia per il 5 e il 6 luglio, con una manifestazione ingente per le strade del centro di Roma. Puntuali i tassisti allo scoccare della mezzanotte fermano le auto e interrompono il servizio in tutto il Paese. Sia a Roma che a Milano si radunano in piccoli gruppi per organizzare al meglio la giornata di protesta. Sono assemblee spontanee sorte nelle soste dei taxi in più punti delle città. Nel frattempo, a Roma, già da due ore piazza Colonna che ospita Palazzo Chigi e piazza Montecitorio, dove c'è la Camera dei Deputati, sono blindate più del solito: nessuno è autorizzato a entrare nemmeno nelle vie laterali, eccetto la stampa e i dipendenti dei palazzi governativi. Misura che si rivelerà più che sensata in vista di quello che accadrà nelle ore successive.

ORE 05,00
In molti da Milano, Firenze, Torino, Genova, Bologna e Napoli si preparano a partire alle prime luci dell'alba, per raggiungere Roma entro la mattinata. I colleghi di tutta Italia si danno appuntamento nei principali caselli autostradali per entrare poi insieme con i rispettivi pullman carichi di bandiere e striscioni rappresentativi delle diverse sigle sindacali e gruppi associativi.

ORE 11,30
I tassisti di tutta Italia si radunano in piazza della Repubblica, a pochi passi dalla stazione Termini. Il tempo di serrare le fila e nel giro di un'ora il corteo è pronto per partire. Il percorso che seguirà la marcia prevede il passaggio lungo tutta via Cavour, per sfociare poi in via dei Fori imperiali ed effettuare una sosta prolungata in piazza Venezia, snodo principale nel centro della Capitale. Il corteo è guidato da un carro di tassisti romani che sventolano grandi bandiere del tricolore con la scritta "Taxi" sulla parte bianca. Segue uno striscione, il più lungo, con scritto "Draghi, non te lo chiede l'Europa. Te lo chiede Uber", che è la sintesi perfetta di una rabbia covata negli anni e mai intercettata dalle istituzioni, esplosa ora che il ddl Concorrenza non farà più alcuno sconto alla categoria. Altri striscioni accompagnati dai cori dei tassisti e dai boati delle bombe carta: "Mai tassisti schiavi delle multinazionali", "Tassisti italiani lavoratori del servizio pubblico", "Draghi servo delle lobby", "Se l'ingiustizia diventa legge ribellarsi è un dovere". E poi altre fasce con le scritte ben in vista: "Taxi Torino", "Tassisti fiorentini", "I lavoratori di Bologna sono qui", e altri ancora.

ORE 13,00
Il corteo è fermo in piazza dell'Esquilino. La sicurezza è spiegata nel massimo delle sue capacità alla testa e alla coda della sfilata. Riprenderà la sua marcia solamente alle 13:30. Aumenta il numero delle esplosioni delle bombe carta. Nel frattempo i tassisti si sfogano con la stampa, chiedendo prima «a chi appartieni». «Ormai non siamo più trattati come lavoratori del servizio pubblico», spiega Daniele, romano di 64 anni. «Nessun incentivo, nessun rimborso per l'aumento del costo dei carburanti, e adesso ci impongono una libera concorrenza con chi non deve comprare le licenze da centinaia di migliaia di euro, a noi che invece dipendiamo dalle indicazioni del tassametro e dai turni lavorativi che ci sono imposti dall'alto. Che libera concorrenza può essere quella di un servizio pubblico contro una multinazionale come Uber?». Alla sfilata c'è anche Tommaso, 32 anni, che ha in braccio con sé suo figlio di 8 anni: «L'ho portato perchè veda i sacrifici del padre e di tutti i suoi colleghi arrivati da altre città. Vogliono farci fuori ma resisteremo».

ORE 15,00
I manifestanti tentano l'ingresso a piazza Venezia, dopo aver percorso tutta via dei Fori imperiali. Sono bloccati da transenne e camionette della polizia messe di traverso. Provano a passare disperdendosi in piccoli gruppi, ma le forze dell'ordine non lo consentono. Quella che doveva essere una maxi protesta sembra essere terminata in un vero e proprio flop, complici i quasi 40° che hanno sfiancato gli scioperanti.

ORE 16,30
La strategia dell'assalto al Palazzo entra nel vivo, sfiorando la riuscita. Un centinaio di manifestanti rivoltosi punta alla Galleria Alberto Sordi, entrando dall'ingresso posteriore di via di Santa Maria in Via, arrivando a gruppi di 15-20 da via del Tritone, Fontana di Trevi e via del Corso. Percorrendo la Galleria arrivano in pochi minuti all'ingresso principale, per trovarsi subito davanti a piazza Colonna presidiata solamente alla sua estrema sinistra. Un gruppo di almeno 5 tassisti ha via libera per scavalcare di corsa le transenne in ferro e ritrovarsi a distanza di un pugno di metri dal portone di Palazzo Chigi.

Trenta agenti irrompono nella piazza e fermano i manifestanti, bloccandoli e allontanandoli. Volano oggetti e fumogeni, lo scontro entra nel vivo in un centro blindato, dove nemmeno la stampa ha avuto il tempo di accorrere nel momento più teso della giornata. I tassisti sono respinti con forza verso la Galleria Alberto Sordi, molti cadono a terra contusi. Si moltiplicano le urla contro Uber e contro il governo. La polizia accerchia il nucleo più ribelle, che grida in coro: «Servi del potere». Il caos dura almeno un'ora. Mario Draghi non c'è, è in Turchia in visita al capo di Stato Erdogan. Lo sciopero nazionale continuerà anche oggi. La rabbia, ormai inarrestabile, è destinata a non scomparire facilmente. 

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