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Governo, settimana di fuoco: Conte tratterà su Superbonus, termovalorizzatore e reddito di cittadinanza

Gaetano Mineo
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Domani sera sapremo se il MoVimento Cinquestelle uscirà dal governo o continuerà a far parte dell'esecutivo, sempre più dimezzato e con oramai tutte le sue bandierine rimosse. Perché se è vero che il Superbonus 110% è stato stoppato perché costa troppo, sul termovalorizzatore di Roma il premier Mario Draghi non intende fare un passo indietro e ora anche sul Reddito di Cittadinanza arriva una stretta, ai 5stelle non rimarrà nessun vessillo da sventolare. Il verdetto uscirà dall'atteso faccia a faccia tra il presidente del Consiglio e Giuseppe Conte di domani pomeriggio a Palazzo Chigi. E in mattinata Conte riunirà il direttivo del Movimento per avere una mandato a trattare con SuperMario.

Un incontro fissato dagli stessi protagonisti nel corso di una telefonata nel pomeriggio di venerdì. Il leader dei 5stelle, di certo, ha già incassato i riflettori accesi in questi giorni pre-vertice. Ma nulla più. E che non è poco, tuttavia, dopo lo tsunami fatto scatenare dall'ex grillino Luigi Di Maio che ha ridimensionato la truppa contiana e, nonostante ciò, rimane sempre più ingovernabile per l'ex premier. Ecco perché domani Conte intende passare all'incasso.

Sul tavolo di Palazzo Chigi ci saranno proprio Superbonus, termovalorizzatore della Capitale e RdC tra i temi «caldi» del confronto. Non a caso in queste ore lo stesso leader dei pentastellati continua a ribadire che tra Draghi e lui «s' è manifestato un disagio politico, ci sono vari passaggi politici molto sofferti per noi e sicuramente questo incontro sarà importante». Certo, Conte domani tirerà fuori anche la scissione e i suoi sospetti sulle mosse del capo del governo e Di Maio: «Una scissione così non si coltiva in poche ore - ha detto l'ex premier - c'era un'agenda personale che viene da fuori... È stato Draghi a suggerirlo? Ne parlerò con lui lunedì». La maggior parte degli osservatori, se non tutti, sono convinti che «cane che abbaia non morde».

Tradotto: il M5s non uscirà dal governo. D'altronde, con la guerra in Ucraina, con la recessione che avanza, la siccità che ha messo in ginocchio l'agricoltura e l'agroalimentare, e non ultimo il caro energia che ha svuotato le tasche degli italiani, come farebbe Conte agli stessi italiani a giustificare in questo drammatico scenario la caduta del governo per un termovalorizzatore, un superbonus o un "ritocco" al RdC che ha anche messo in difficolta gli imprenditori? Quasi impossibile. E allora? C'è chi scommette che la fine di questa mini-fiction la scriverà Draghi con un piccolo omaggio a Conte che, a sua volta, potrà portarlo in trionfo ai suoi parlamentari e attivisti.

In pratica, il premier sembra disposto a mediare attraverso il RdC. Misura simbolo grillina e per la quale Italia Viva ha addirittura avviato la raccolta delle firme per il referendum abrogativo, e sia Forza Italia, sia la Lega hanno indicato nella revisione radicale dello strumento la via per reperire le risorse per abbattere il cuneo fiscale che grava sul lavoro nella prossima legge di bilancio. E proprio in queste ore è passato in commissione un emendamento al decreto Aiuti, contestato dallo stesso M5s, che introduce un'ulteriore stretta al Reddito, tra cui le offerte di lavoro congrue che i percettori possono rifiutare saranno al massimo due.

Insomma, o bere o affogare. Che il presidente del M5s abbia in un certo senso le mani legate è chiaro a tutti. E non solo perché ha poche carte in mano da giocare contro il premier, ma perché fuori da Palazzo Chigi c'è Enrico Letta pronto alla rottura dell'asse Pd-M5s, qualora Conte staccasse la spina all'esecutivo. 

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