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Governo, anche in caso di spallata il vitalizio è garantito. La norma che mette al riparo i parlamentari

Christian Campigli
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Sarà l'ennesima scenetta teatrale, il solito tira e molla dalla conclusione scontata o stavolta Lega e Cinque Stelle provocheranno una vera crisi di governo? Si andrà davvero alle elezioni anticipate a settembre? Gli ingredienti per dare la spallata decisiva a Draghi ci sono tutti. Da una parte la chiusura totale sul bonus 110% e la presunta ingerenza dell'ex governatore della Banca Europea nei confronti di Beppe Grillo, al quale sarebbe stata chiesta esplicitamente la testa di Giuseppe Conte.

 

Dall'altro, un numero sterminato di arrivi di immigrati provenienti dall'Africa, senza dimenticare il tentativo di trasformare in legge la liberalizzazione della cannabis e il cosiddetto ius scholae. Vanno poi aggiunti i terribili risultati alle amministrative e la voglia di rifarsi immediatamente. Anche per consolidare un'alleanza con Giorgia Meloni, che sembra ad un passo dalla rottura definitiva.

 

Calendario alla mano, tra una discussione e una riunione, tra un incontro con Mattarella e un tentativo di riconciliazione, le dimissioni di Mario Draghi potrebbero arrivare intorno al 15 luglio. Quarantacinque giorni di campagna elettorale e il voto domenica 11 settembre. Mancherebbero, a quel punto, tredici giorni al famigerato 24 settembre, il momento nel quale i parlamentari neoeletti raggiungeranno la certezza del vitalizio. Grazie ad un procedimento interno del Senato, istituito dopo un ricorso di Augusto Minzolini, sarà sufficiente versare tremila euro per ogni mese mancante al D Day. Spiccioli, per chi ne guadagna, ogni trenta giorni, circa quattro volte di più.

 

Nessun ostacolo alle urne quindi? Non è proprio così. Il principale scoglio da superare sarà rappresentato dal Quirinale. Sergio Mattarella non vuole far cadere Draghi, sia perché è convinto della bontà del suo operato, sia perché teme che, il nuovo esecutivo, non sia in grado in poche settimane di votare la legge finanziaria. Ma soprattutto perché non vuole intaccare il buon nome dell'allievo prediletto di Federico Caffè. Spingerà, con la sua forza dissuasiva, sul tasto del senso di responsabilità, sull'importanza decennale per il nostro Paese di far un buon uso dei denari dei Recovery Found. Senza dimenticare l'emergenza Covid, quella ucraina, senza dimenticare il caro benzina e le bollette alle stelle. Basterà a convincere Matteo Salvini e Giuseppe Conte? O stavolta la spallata a Mario Draghi sarà quella definitiva?

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