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Movimento 5 Stelle, ora l'obiettivo è spingere Luigi Di Maio alle dimissioni da ministro degli Esteri

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Una lunga riunione con i fedelissimi per cominciare a ragionare su come far ripartire il Movimento 5 Stelle dopo la scissione di ieri. Completamento delle nomine regionali, forum territoriali, la possibilità di un evento: al momento non c’è una iniziativa messa in campo (si dovrebbe realizzare in Sicilia) ma Conte - sottolineano fonti M5s - sta pianificando il rilancio, convinto che la separazione con il responsabile degli Esteri abbia chiarito la situazione. L’ex premier con i suoi non ha alzato i toni riguardo la decisione del ministro degli Esteri, si è limitato a ricordare con ironia che con una guerra in corso è stato capace di lavorare da tempo per abbandonare il Movimento. Del resto - osserva una fonte parlamentare - era già ormai dato come assodato l’addio di Di Maio. Lo stesso Grillo lo aveva ricordato ai suoi interlocutori l’ultima volta che era sceso a Roma. «Lo abbiamo perso...», aveva sentenziato facendo riferimento alla partita sull’elezione del presidente della Repubblica. 

 

 

I contiani hanno fatto girare dei video pubblicati sui social, di attivisti che ricordano le parole di Di Maio, di quando diceva che chi cambia casacca dovrebbe dimettersi per poi farsi eleggere. Una tesi sposata anche dall’avvocato pugliese che, però, raccontano fonti presenti agli incontri tenutosi oggi nella sede di Campo Marzio, non ha affondato il colpo. Non è escluso tuttavia che possa essere proprio il presidente M5s a sottolineare nella sua partecipazione serale a Otto e mezzo su La7 uno dei principi fondanti del Movimento, soprattutto alla luce delle pressioni degli altri big grillini. Non è comunque sul campo una ipotesi di chiedere una sfiducia personale e anche sul tema del rimpasto di governo si volerà alto. Ma i pentastellati chiederanno comunque un riequilibrio nelle Commissioni. A seconda delle percentuali dei deputati. Già domani potrebbe partire la lettera del presidente della Camera Fico ai presidenti di Commissioni. Una prassi dopo una scissione, in ogni caso.

 

 

Ma la tensione tra i dimaiani e i contiani viaggia anche sui social, con i componenti dei gruppi ‘Insieme per il futuro’ che non hanno certamente gradito il commento su Facebook del senatore Mario Turco: «Ora sono noti i nomi e i cognomi» di chi ha lasciato M5s, ha evidenziato uno degli uomini più vicini a Conte. L’ex premier dal canto suo è convinto che l’operazione di Di Maio non abbia futuro, che sia una manovra di palazzo, che sia dettata da motivi diversi rispetto all’atteggiamento assunto da M5s sulla guerra in Ucraina. Conte, riferiscono fonti parlamentari pentastellate, ha ribadito anche nelle riunioni che non c’è alcuna intenzione di uscire dall’esecutivo, che l’obiettivo non è quello di minarlo, anche se una parte dei parlamentari è tentata dal farlo. È stato lo stesso ex premier a bloccare ogni tipo di voci di abbandono. «Faremmo un piacere a Di Maio», il senso del ragionamento di un ‘big’ M5s. Il ‘refrain’ - ripetuto dallo stesso Fico - «è che oggi siamo più forti di ieri». L’intenzione dunque è quella di guardare avanti e di non volgere lo sguardo al passato. Anche perché il convincimento è che la mossa del ministro degli Esteri non sarà attrattiva perchè «al centro non c’è spazio». «Intanto - hanno sottolineato in diversi durante l’incontro con Conte - dovrebbe dimettersi anche da deputato». «Come fa a spiegare la scissione ai cittadini considerato che fino a qualche mese fa era proprio lui a condannare i cambi di casacca?», l’interrogativo posto da alcuni partecipanti all’incontro.

 

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