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Referendum giustizia, Giulia Bongiorno: "Una vera svolta liberale solo se vincono i sì"

Pierpaolo La Rosa
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Senatrice Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega. Perché è importante votare sì ai cinque quesiti referendari sulla giustizia?
«Anzitutto perché il referendum è uno straordinario strumento di partecipazione popolare al processo decisionale del Paese. In questo caso, occorre aggiungere che i cittadini sono chiamati a esprimersi su temi riguardanti il funzionamento della giustizia. La vittoria del sì costituirebbe una decisiva spinta per una autentica ed effettiva riforma in senso liberale di un sistema giustizia oggi causa di errori giudiziari, inefficienze e vere e proprie ingiustizie».
Cosa cambierebbe in concreto, nel caso di vittoria del sì, per la giustizia italiana?
«Si aprirebbe la strada alla separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti, cardine di ogni Stato veramente liberale in cui il giudice è organo equidistante, terzo e imparziale rispetto ad accusa e difesa. Si porrebbe un freno all’abuso della custodia cautelare evitando così l’arresto di tanti soggetti poi assolti dopo anni di processo. Si eliminerebbero gli automatismi del decreto Severino che hanno creato caos nell’amministrazione degli enti locali. Si limiterebbe lo strapotere delle correnti all’interno della magistratura. Si aprirebbe un valico verso una magistratura dagli elevati standard di professionalità ed efficienza. Tutti punti fondamentali per realizzare una giustizia veramente liberale».
Come si spiega il silenzio che avvolge la consultazione referendaria in programma domani 12 giugno?
«Escludo che la causa sia - come sostengono molti - la difficoltà dei quesiti. Ricordo perfettamente che in occasione del referendum sulla procreazione assistita c’erano quesiti estremamente complessi, ma questo non ha scoraggiato la comunicazione che infatti è stata massiccia. La guerra in Ucraina ha sicuramente focalizzato in modo prevalente l’attenzione dei mezzi di comunicazione, ma onestamente nemmeno questo giustifica il silenzio. Per me è grave quanto è accaduto. Credo che in realtà sia stata una scelta. Le ragioni della scelta poi potrebbero essere molte».
Cosa ne pensa della riforma presentata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia?
«Alcune norme sono utili, ma non offre il cambiamento radicale che si può ottenere con i referendum».
 

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