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Commissione Esteri, Conte e Di Maio ai ferri corti per il presidente

Gianni Di Capua
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Il successore di Vito Petrocelli alla presidenza della commissione Esteri del Senato deve essere sempre un esponente del M5s. A reclamare il ruolo, senza troppi giri di parole, è il presidente del Movimento, Giuseppe Conte. «Noi legittimamente rivendichiamo la presidenza», afferma l’ex premier nel giorno in cui i gruppi parlamentari hanno designato i nuovi componenti della commissione. Le forze politiche hanno riproposto in sostanza i commissari uscenti che si erano dimessi per arrivare alla rimozione di Petrocelli, finito nel mirino per le sue posizioni filorusse. Novità perciò solo tra i grillini che, oltre a confermare Gianluca Ferrara, Simona Nocerino e Paola Taverna, hanno indicato al posto di Petrocelli e del collega Alberto Airola l’ex capogruppo di Palazzo Madama, Ettore Licheri e il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Quest’ultimo, tuttavia, in quanto membro del governo, è stato sostituito dall’attuale presidente dei senatori pentastellati Mariolina Castellone.

I prossimi step prevedono adesso il via libera della presidenza di Palazzo Madama alle indicazioni dei partiti e la successiva convocazione della commissione, il 18 maggio, che dovrà procedere all’elezione del nuovo presidente, dei due vice e dei due segretari. Elezione che secondo Conte dovrebbe concludersi con un esito scontato, ovvero con la nomina di un grillino. Ma chi? Di certo non Ferrara, già «bruciato» in seguito alle polemiche sulle posizioni da lui espresse in passato, giudicate antiamericane e filorusse. In ballo ci sarebbero quindi proprio il «contiano» Licheri e la «dimaiana» Nocerino che, secondo una fonte appartenente alla commissione Esteri, potrebbe contare già su «almeno dieci voti». Per la fumata bianca, nelle prime due votazioni, sono necessarie 12 preferenze (su 22 membri), mentre dalla terza basta la maggioranza semplice. A favore della Nocerino, inoltre, ci sarebbero anche altri numeri, ovvero quelli relative alle altre commissioni di Palazzo Madama. «Dieci su 14 sono presiedute da uomini», ricordano fonti parlamentari in Senato, spiegando che si starebbe ragionando sulla possibilità «di assegnare per la prima volta in assoluto la commissione Esteri ad una figura femminile». Insomma, una presidente donna che permetterebbe al Movimento anche di «pareggiare» i conti avendo già nel ruolo Daniele Pesco (commissione Bilancio), Gianni Girotto (Industria) e Susy Matrisciano (Lavoro).

Ma sui due nomi si gioca anche un nuovo scontro tra Conte e il ministro degli Esteri Di Maio, nessuno disposto a cedere un passo sulla propria candidata. Ad opporsi all’automatico avvicendamento è stato però nei giorni scorsi il capogruppo di Iv, Davide Faraone, secondo il quale «non c’è scritto in nessun articolo del regolamento del Senato che la presidenza della commissione Esteri spetti al M5s». Presidenza che peraltro, secondo alcuni rumor, potrebbe «interessare» a Forza Italia, unica forza di maggioranza al momento priva di un presidente di commissione a Palazzo Madama. Ecco perché per il post-Petrocelli è cominciato a circolare anche il nome di Stefania Craxi, vicepresidente uscente della Esteri.
 

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