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Pnrr bloccato da un hacker. Al ministero della Transizione Ecologica computer violati e pratiche ferme da un mese

Claudio Querques
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Doveva essere il simbolo della rivoluzione «Mite» del M5S. Un Super-ministero green interamente dedicato alla «produzione intelligente», il nuovo petrolio, disse trattenendo a stento l'enfasi Beppe Grillo. Da quel giorno fuori dalla sede di Via Cristoforo Colombo (6 milioni l'anno per l'affitto) c'è un contatore che scandisce i giorni e i minuti che mancano all'ora x. Del resto, gran parte dei progetti e delle missioni previste dal Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) passano da lì, dall'ufficio del ministro Roberto Cingolani. Un ruolo chiave il suo. E lo sarebbe ancora di più se il server del ministero non si fosse bloccato. Da un mese i computer infatti funzionano a singhiozzo. Un impazzimento informatico. Al punto che è dovuta intervenire l'Autorità nazionale di cyber security. I tecnici vanno e vengono Gli hacker hanno colpito duro. L'attacco risale al 6 aprile scorso ma proprio quando si pensava al problema risolto ecco che il virus piratesco è tornato in circolo. La paralisi ha messo in crisi le tabelle stilate dagli uffici, il cosiddetto cronoprogramma, parte integrante e decisiva delle missioni previste dal Pnrr. Tutto è custodito nel portale. Un cassaforte ormai violata. Ma senza poter accedere alla banca dati i procedimenti rischiano di subire uno stop a tempo indeterminato.

 

 

«No portale, no party», provano a sdrammatizzare la situazione gli addetti interni. Ma le pratiche sono bloccate, tutte le call tra colleghi si concludono con il solito tormentone, l'impossibilità di accedere alla documentazione completa. Si temono attacchi a ripetizione perché il nemico non è stato ancora sconfitto, anche se negli ultimi giorni si è registrato un piccolo miglioramento. Ufficialmente, per non allarmare ulteriormente il personale, il blitz informatico è stato derubricato in «garbuglio tecnico». La sostanza però non cambia. Il ministero che doveva essere, secondo l'ex comico genovese, punta avanzata della rivoluzione grillina - «lo spazzolino con la testina ricaricabile che non ti fa cambiare 10 volte lo spazzolino» - è in panne. È in preda ad una sorta di «long Covid». Riunioni spostate, autorizzazioni che slittano, ritardi che si ripercuotono a cascata coinvolgendo anche enti locali, regioni e province. In una pubblica audizione, la sovrintendente nazionale ai Beni Culturali, Federica Galloni ha giustificato il ritardo dei suoi uffici con l'attacco informatico scagliato al Mite.

 

 

Un problema nel problema visto che le pratiche in questione riguardavano proprio i pareri sulla realizzazione di impianti per le energie rinnovabili, opere urgenti per sostituire (sia pure in piccola parte) combustibili e gas russo. Tanto più che tra il titolare del Mibac, Dario Franceschini e il suo collega del Mite, Roberto Cingolani c'erano state in precedenza tensioni proprio sui ritardi. Prima di ritornare alla normalità ci vorrà tempo. La preoccupazione cresce. «È inutile - osserva un dirigente, che per giorni non ha potuto accedere all'area riservata del portale istituzionale - che il governo continui a emettere decreti per semplificare la prassi, procedure abbreviate, per velocizzare i tempi se poi siamo così vulnerabili e tutto si blocca». La situazione in cui è precipitato da un giorno all'altro il Mite è un coltello nella piaga. Rilancia la necessità che la PA si attrezzi in fretta con sistemi di cyber-sicurezza. In precedenza erano state prese di mira dai pirati le Fs e le Asl in piena emergenza-Covid. Poi è toccato al Mite. E tutto si è bloccato.

 

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