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Futuro del centrodestra, saltano tutti sul carro di Giorgia Meloni

Daniele Di Mario
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Trenta pagine, dodici punti di vista diversi per ricostruire l’Italia a partire dal 2023, quando si terranno le elezioni politiche e Fratelli d’Italia punta ad andare al governo. Gli «Appunti per un programma conservatore» vengono distribuiti ai giornalisti e, soprattutto, ai 4.600 delegati presenti alla conferenza programmatica di FdI terminata domenica scorsa al MiCo di Milano. La rotta è tracciata, come scrive Giorgia Meloni nella prefazione. «L’Italia chiamò - scrive - Il suo futuro è dietro l’angolo, con le sue ambizioni di libertà indipendenza e crescita. In questi Appunti FdI continua il suo cammino patriottico verso quelle responsabilità di governo che un domani non troppo lontano vorrà esercitare per restituire alla nostra Patria l'orgoglio della sua storia, le certezze di un presente di riscatto e la consapevolezza di un destino di grandezza».

E a dare il loro contributo agli «Appunti» sono undici «esterni», non politici di FdI, ma eccellenze del nostro Paese. «Questa è la convention del primo partito italiano», gonfiano il petto i militanti di FdI. E, a guardare il parterre di ospiti danno il proprio contributo alla conferenza programmatica, si ha l’idea che l’approccio nei confronti di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni sia radicalmente cambiato. C’è chi vuole ascoltare, chi è ansioso di dare il proprio contributo, chi è incuriosito e vuole capire dove potrebbe andare l’Italia a guida conservatrice.

Non mancano gli endorsement espliciti nei confronti del presidente di FdI. Come quello del filosofo Stefano Zecchi, che si dichiara «pronto a dare il mio contributo a Giorgia Meloni per la sua sfida conservatrice». Il saggista Luca Ricolfi, dal canto suo, propone la scuola senza bocciature ma con un giudizio finale al termine del ciclo di studi, sul modello degli A Levels britannici. Mentre Marcello Pera, ex presidente del Senato, accademico e filosofo cattolico, tributa al leader di Fratelli d’Italia «il merito» di aver «rilanciato questa famiglia politica dei conservatori» e promuove le politiche a difesa della famiglia e contro la teoria gender.

 

 

 

 

Ma non ci sono soltanto Zecchi, Ricolfi e Pera. In questi mesi tanti intellettuali, imprenditori, manager si sono avvicinati a Fratelli d’Italia. Così come tanti travet - presenti nei padiglioni del MiCo alla conferenza programmatica - guardano con sempre maggiore attenzione all’ascesa del partito dei conservatori e dei patrioti. A Milano il «re dei selfie» sono stanti indubbiamente Guido Crosetto e Carlo Nordio. Il primo, imprenditore e cofondatore di FdI, è stato già come sicuro ministro in caso di successo elettorale: c’è chi parla dello Sviluppo economico. Tutto prematuro, per carità. Chi non ambisce a ruoli di governo pur essendo stato accolto da un’ovazione dai delegati di Fratelli d’Italia è il magistrato Carlo Nordio, che dà atto a Giorgia Meloni di portare avanti le idee di Giuliano Vassalli (un socialista, eroe della Resistenza, presidente dell’Assemblea Costituente) sul processo accusatorio e sposa i programmi di FdI per una giustizia giusta ed efficiente. Proprio Nordio, tre mesi fa, era stato candidato da Fratelli d’Italia a Presidente della Repubblica.

Paolo Del Debbio, giornalista Mediaset, ricorda le sue storiche battaglie per le periferie, che tanto somigliano a quelle di FdI, tanto che nel suo intervento alla conferenza programmatica le ha entusiasticamente sposate: «Le vostre battaglie sono le mie». E giù applausi. Così come sono stati accolti con un’ovazione gli attacchi al governo Draghi dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che come l’amministratore delegato di Terna Stefano Donnarumma, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, l’economista Cesare Pozzi e il magistrato (ed ex sottosegretario all’Interno) Alfredo Mantovano.

Non è una novità invece incontrare agli appuntamenti politici di Fratelli d’Italia Giampaolo Rossi, ex componente del Consiglio di amministrazione della Rai: proprio sulla sua riconferma si verificò la prima, grave frattura tra Giorgia Meloni e i partiti alleati, il cosiddetto centrodestra di governo formato da Lega e Forza Italia. Attenzione ha poi suscitato la presenza alla conferenza programmatica milanese di Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto e della Fondazione Campiello. «Rimango fuori dalla politica in modo indipendente. Non ho velleità né mire politiche, ho solo portato la mia testimonianza», spiega Zoppas, che al MiCo ha però spiegato: «La pandemia ha minato i fattori per essere competitivi a livello globale. Valore e costo dei nostri prodotti sono gli elementi distintivi sui quali dobbiamo riflettere. Non possiamo essere competitivi se in altri Paesi, penso ad esempio alla Carinzia o alla Slovenia, vi è un cuneo fiscale di dieci punti inferiore. Un gap che incide sulla competitività», ha sottolineato Zoppas. «Dobbiamo puntare sul valore intrinseco del Made in Italy, caratterizzato da innovazione e capacità creativa. Il Sistema Italia dovrebbe considerare questo aspetto e invece negli anni ha creato uno struttura di costi penalizzanti per chi produce - ha chiosato Zoppas - A maggior ragione oggi che, con l’aumento dei costi delle materie prime, molte aziende rischiano di andare in perdita e avere una brutta sorte. È necessario cambiare rotta». Parole in fin dei conti da patriota, perché tutela del Made in Italy e abbattimento del cuneo fiscale sono due punti fondamentali del programma di Giorgia Meloni e FdI.

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