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Vito Petrocelli è blindato, solo il Movimento 5 Stelle può cacciarlo

Gianfranco Ferroni
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Le polemiche non finiscono mai, quando si tratta di Vito Petrocelli. Nonostante quanto è stato affermato dall'ex premier Giuseppe Conte, il presidente della commissione viene difeso a spada tratta dal gruppo. Altro che espulsione per le sue posizioni su Russia e Ucraina. Mariolina Castellone, capogruppo, ieri ha detto che «le leggi vanno rispettate sempre, anche quando non le condividiamo o non ci piacciono. Questo vale in particolare per i parlamentari in quanto rappresentanti delle istituzioni. A tal proposto e relativamente al caso del presidente Petrocelli, devo ricordare al collega Davide Faraone che, come previsto nel regolamento del Senato all'articolo 27 comma 3-bis, i componenti dell'Ufficio di Presidenza che entrano a far parte di un gruppo diverso da quello al quale appartenevano al momento dell'elezione, decadono dall'incarico. Tale disposizione non si applica quando la cessazione sia stata deliberata dal gruppo di provenienza. Il contenuto di questo passaggio del regolamento è estremamente chiaro e non passibile di interpretazioni. Data questa premessa doverosa non è nostra intenzione fare forzature che potrebbero determinare un precedente pericoloso per l'istituzione stessa, affidando arbitrariamente a un presidente di gruppo la facoltà di rimuovere un presidente di commissione non gradito».

 

 

E siamo ancora all'inizio. Certo, dire che «la disposizione non si applica quando la cessazione» viene «deliberata dal gruppo di provenienza» offre a Petrocelli una blindatura perfetta.

 

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