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Voto elettronico, il Cdm rinvia di un anno la sperimentazione e l'Italia resta al palo

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Rinviata di un anno la sperimentazione del voto elettronico in Italia. Il posticipo del provvedimento è contenuto nella bozza del decreto-legge referendum all’esame del Consiglio dei Ministri di oggi. 

«Una scelta che nasconde la volontà chiara di non occuparsi della vicenda e che rappresenta un torto a milioni di cittadini, studenti e lavoratori, che vivono lontani dal luogo di residenza. A loro era rivolta questa sperimentazione». Lo dice all’Adnkronos Giuseppe Brescia (M5s), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e deputato del MoVimento 5 Stelle.

 

«Si tratta di una scelta grave per diversi motivi. Innanzitutto perché con un decreto-legge - provvedimento di necessità ed urgenza - non si rispetta la volontà del Parlamento che con la manovra del 2020 ha voluto l’istituzione di un fondo da 1 milione di euro per la sperimentazione. Le Camere hanno poi votato l’estensione della sperimentazione a tutti i tipi di elezione e dato più tempo al governo per adottare il decreto attuativo» spiega Brescia.

«Inoltre, questa scelta non rispetta neanche il lavoro del governo stesso, che poco meno di un anno fa ha messo nero su bianco l’iter della sperimentazione, indicando giustamente in prima battuta una mera simulazione senza valore legale. E ancora - ed è questo forse l’aspetto più preoccupante di questa vicenda- trovo davvero assai grave che questo processo sia bloccato da un superficiale parere della neonata Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza, il cui compito deve essere quello di permettere il progresso tecnologico e l’innovazione nel nostro Paese garantendo la sicurezza e non certo quello di fermare tutto per paura di eventuali attacchi informatici. Quest’ultima ipotesi rappresenterebbe un fallimento dell’Agenzia stessa alla cui nascita ho contribuito come relatore del decreto-legge che l’ha istituita», aggiunge il presidente della I commissione.

Nello stessa bozza del Dl sull'election day si prevede che «al fine di assicurare il distanziamento sociale e prevenire i rischi di contagio, nonché garantire il pieno esercizio dei diritti civili e politici, limitatamente alle consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2022, l’elettore, dopo essersi recato in cabina e aver votato e ripiegato le schede, provvede a inserirle personalmente nelle rispettive urne». 

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