Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Referendum Giustizia, i partiti garantisti devono chiedere di votare anche lunedì

Benedetta Frucci
  • a
  • a
  • a

Se in Francia arrivasse un Palamara e raccontasse la metà di quanto l’ex magistrato ha svelato in questi anni, il Conseil Supérieur de la Magistrature sarebbe immediatamente sciolto, si aprirebbe una campagna di stampa fortissima da destra a sinistra e, comprensibilmente, la giustizia sarebbe riformata ridimensionando ulteriormente il potere del Csm. Dico ulteriormente perché in Francia la diffidenza verso qualunque contropotere è fortissima e pertanto il giudice si limita ad essere la bocca della legge: né più e né meno di quello che dovrebbe fare in ogni democrazia liberale.

 

In Italia invece, all’apparenza sembra che il problema sia solo nella testa e nella penna di qualche residuo garantista, visto che il Presidente Mattarella non ha ritenuto, dopo suddette rivelazioni, di dover sciogliere il Csm. Visto che la riforma Cartabia, se pur animata dai buonissimi intenti della Ministra, rischia di essere, data la forza dei giustizialisti in Parlamento, un buco nell’acqua.

Di fronte all’inerzia del Parlamento, però, si sono mossi gli italiani, firmando affinché siano indetti dei referendum che, con tutti i limiti tecnici che possono avere, rappresentano quanto meno un passo in avanti rispetto all’immobilismo di questi anni. 

 

Certo, raggiungere il quorum, dopo la bocciatura dei quesiti su cannabis ed eutanasia e di quello sulla responsabilità civile diretta, che avrebbero avuto un notevole effetto trainante, non è facile. Soprattutto quando, a pensar male, il «sistema» ci mette del suo: è chiaro infatti che fissare la data del voto il 12 giugno, con il campionato di calcio finito e le scuole chiuse, è un invito agli italiani ad andare al mare. L’unico rimedio a questo punto, sarebbe quello di allungare di un giorno le consultazioni. Basterebbe un decreto, per permettere di votare non solo di domenica ma anche di lunedì e dare così la possibilità a tutti i cittadini di esprimersi su un tema così importante.

 

Poi servirebbe un impegno concreto dei partiti, che al momento langue: nessuno sembra volersi intestare una battaglia che appare persa in partenza.

Eppure, il ragionamento è molto semplice: è vero che il rischio di non raggiungere il quorum è alto ma è anche vero che di fronte a questo referendum si può ritagliare e configurare un fronte garantista essenziale, magari, per riformare davvero la giustizia nella prossima legislatura.

Che credibilità avrebbero poi partiti come Lega, Forza Italia, Azione, Italia Viva e la stessa Giorgia Meloni, che cerca il voto conservatore, a intraprendere battaglie garantiste senza combattere quando vi è l’occasione di assestare un duro colpo a quel pezzo di magistratura deviata che risponde solo a logiche di potere e non di giustizia?

Dai blog