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La crisi ucraina ha confermata la fragilità della nostra classe politica

Andrea Pasini
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Ci mancava solo il conflitto ucraino per rendere i confini tra centrodestra e centrosinistra ancora più labili e confusi. Le due maggiori forze politiche italiane non sembrano infatti in grado di gestire le problematiche sorte dallo scoppio della guerra, prima tra tutte la dipendenza energetica del nostro Paese dalla Russia e poi la speculazione che sta colpendo il nostro mercato economico.

Quello che è ormai sotto gli occhi di tutti è che, tra chi guarda a Mosca e chi si schiera fermamente dalla parte della Nato e dell’Occidente, la situazione nel nostro Paese non sembra destinata a cambiare. La governabilità è e resta un tema scottante e siamo ben lontani da trovare una soluzione che ci permetta di guardare al futuro in modo concreto e magari un po’ più sereno.

Da tempo, i due contenitori politici hanno mostrato le loro fragilità, sia a causa di screzi interni sia perché questa politica basata sull’individualismo estremo non rappresenta più i cittadini italiani. L’obsolescenza di centrodestra e centrosinistra è apparente da anni, oserei dire dall’ascesa del Movimento Cinque Stelle che a colpi di “vaffa” è stato in grado di arrivare a Palazzo Chigi. Le due coalizioni prima con la Lega e poi con il PD non hanno fatto che affossare un paese già in difficoltà.

L’arrivo di Mario Draghi è sicuramente, a mio parere, stato uno spiraglio di luce dopo il camaleontico Giuseppe Conte, ma la gara per il Quirinale e i silenzi sulla guerra in Ucraina hanno mostrato che purtroppo non basta un premier illuminato per risolvere il pasticcio che è oggi la nostra politica.

In questo periodo storico dove la politica estera sembra aver assunto un ruolo assolutamente fondamentale, ci troviamo a fare i conti con una classe politica chiusa in se stessa e per nulla lungimirante. Le ambiguità dei partiti di centrodestra mostrano una miopia nei confronti della situazione globale, sempre più delicata da navigare. Dall’altra parte, Enrico Letta che pur è stato molto aperto nel suo univoco sostegno a Kiev si trova a tenere le redini di un gruppo poco coeso. Il suo maggior alleato, ovvero il Movimento Cinque Stelle, continua nella sua posizione anti-sistema, che non si sposa con il sentimento europeista del Partito Democratico. 

Negli ultimi anni siamo stati abituati a scissioni e abbandoni all’interno dei partiti e temo che il prossimo a cui ci troveremo ad assistere sarà quello dei pentastellati, divisi nei fedeli governisti di Di Maio e degli anti Draghi guidati da Conte. 

Attorno al conflitto ucraino si rincorrono anche le posizioni di Giovanni Toti con la sua Italia al centro, di Matteo Renzi e di Carlo Calenda. Nessun nome sembra però spiccare sopra gli altri e le elezioni in Italia si avvicinano a grandi passi, con una legge elettorale che costringe alla coalizioni mentre queste oggettivamente non hanno più ragione di esistere, se non per il mero guadagno di spartirsi qualche poltrona in più in Parlamento.

Che la guerra in Ucraina sia l’ultima goccia? Mi auguro che le leadership e gli schieramenti vengano ridisegnati, partendo da valori concreti e ascoltando i bisogni dei cittadini. L’Italia ha bisogno di una guida sicura e di un governo compatto che possa prendere decisioni importanti. Il centrodestra e il centrosinistra, per come sono oggi, credo che non possano assolvere questo importante compito.  

È sempre più urgente trovare nuove figure politiche ma sopratutto competenti e lungimiranti. Non si tratta più di scegliere tra destra o sinistra. Tra partiti pro o anti sistema. Tra chi si sente più furbo di un altro. Si tratta di scegliere non più il meno peggio ma il migliore per competenza, e concretezza. Basta mezze figure. Basta improvvisazione. Ci vogliono volti nuovi, capaci, competenti, seri e che sappiano cosa dire e sopratutto cosa fare. E che abbiamo una visione di politica nazionale e internazionale lineare. 

L’Italia ha urgente bisogno di un leader e una classe dirigente che non guardi ogni minuti a cosa fa crescere o decrescere nei sondaggi perché con questa strategia siamo solo arrivati ai risultati catastrofici che sono sotto gli occhi di tutti. La politica deve essere guidata da personalità forti e competenti che sappiano anche prendere decisioni, alle volte impopolari in questo momento storico ma che possano fare del bene al nostro Paese.

Oggi non si decide nulla, non si studiano progetti a medio lungo termine, non si discute in modo costruttivo e condiviso, mettendo da parte le ideologie che ormai rappresentano il passato. Oggi la nostra politica vive alla giornata con uno sguardo fisso ai sondaggi e con una costante malfidenza verso chiunque faccia una proposta, non giudicandola nella sua concretezza ma criticandola anche se positiva solo per il semplice fatto che l’ha proposta un’altro schieramento politico o un’altro leader. Le elezioni del Capo dello Stato sono state la dimostrazione plastica del bassissimo livello della politica in questo paese. Nomi di Autorevoli funzionari dello stato, professionisti, politici e magistrati buttati in pasto alla stampa per poi essere bruciati per colpa di meri giochi politici. Non c’è stata condivisione, non c’è stata una strategia, non si sono cercati seriamente dei confronti con tutte le forze politiche per una scelta così importante  e prestigiosa per la nostra nazione. Tra nomi lanciati in pasto alla stampa senza alcuna condivisione tra le forze politiche, incontri fissati e disattesi, reciproche accuse e critiche tra i leader, gli italiani hanno assistito ad un teatrino a dir poco penoso.  Questa è l’attuale classe politica. Siamo  arrivati a rasentare il ridicolo. Mi permetto di affermare che questi comportamenti a dir poco infantili hanno distrutto questo paese a la sua credibilità anche internazionale. È ora di ridare credibilità alla politica. È giunto il momento di ridare valore e autorevolezza al nostro Paese. E questo imprescindibilmente deve passare attraverso una classe dirigente competente, seria ed onesta moralmente e intellettualmente.

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