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Quanta ipocrisia sul Decreto Ucraina, l'incoerenza del governo

Gianluigi Paragone
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Da una parte c’è il Paese aggressore, dall’altra il Paese aggredito. È un fatto. Poi c’è un altro fatto. Al primo noi inviamo soldi freschi, ogni giorno, come controprestazione per la vendita quotidiana di q uel 40% di gas che ci serve. Al secondo mandiamo armi per resistere all’offensiva alimentata coi soldi che diamo per comprare il gas russo. Ve ne siete resi conto? Se davvero fosse trasparente e coerente, il governo dovrebbe interrompere l’acquisto del gas russo. Ora, adesso. Hic et nunc. Ma non lo fa. Non lo può fare e cerca persino di incassare un punto che non è in palio: se è vero infatti che la Russia non si farà pagare direttamente in rubli (una modifica unilaterale del contratto può essere un punto a favore della controparte), è altrettanto vero che il pagamento in euro o in dollari verrà immediatamente girato per comprare rubli. Insomma, da qualsiasi parte la si voglia girare resta il fatto che Putin è il player con cui per decenni abbiamo fatto affari. Noi, la Germania, l’Europa. Questo è un fatto. L’Italia vuole la pace, dicono. Ebbene, se i fatti stanno nei termini sopra esposti, non c’è altro modus operandi che insistere con il tavolo di mediazione. Un tavolo che esclude l’invio delle armi. Un invio che la maggioranza degli italiani respinge: il cuore dei nostri concittadini è enorme e lo dimostra la generosità con cui abbiamo aperto le porte di casa ai profughi, ma anche il bilancio delle famiglie necessita di un aiuto vero da parte del governo e finora non si vede nulla in tema di caro vita, caro benzina, caro energia (a meno che non stiano pensando di cavarsela con uno sconto da raccolta punti).

 

 

Un tavolo che esclude parole come killer o macellaio; un tavolo che fintanto che si media congela persino il tribunale per crimini di guerra. Un tavolo infine che elimina la possibilità di rovesciare un Presidente che ancora gode del massimo consenso nel suo Paese. La mediazione porterà alla Pace possibile, non alla Pace assoluta. E in questa Pace possibile Putin non potrà uscire come uno sconfitto. A meno che non pensino di eliminarlo politicamente o fisicamente con una guerra lunga, violenta, imprevedibile. Se davvero vogliono fare uscire gli ucraini dalla guerra, ogni minuto dev’essere pensato su quale mediazione si possa ottenere il presupposto per i tavoli successivi.

 

 

Se non vogliamo allargare la guerra in Europa, allora non è la strada indicata nel decreto Ucraina né in quelli che già si annunciano a essere la strada giusta. Non è dando armi all’Ucraina o accelerando sull’esercito comune europeo (di cui tra l’altro non si è mai parlato in un dibattito democratico e non vorrei che si finisse ancora una volta con decisioni imposte dall’alto che diventano operative) che arriveremo alla Pace possibile; così si alimenta solo lo scontro. E se lo scontro non si fermerà, allora i nostri figli - coloro a cui hanno raccontato l’Europa della Pace, l’Erasmus e altro - saranno costretti a indossare una uniforme e imbracciare quelle armi, il cui traffico ingrassa il pil mondiale. Diceva Giorgio Gaber: “Mi fa male chi dice che gli fa male chi muore in guerra e fa finta di niente sul traffico delle armi, che é uno dei pilastri su cui si basa il nostro amato benessere”. Se allora c’è chi intende allargare il conflitto e portarlo in Europa, non conti sul mio sostegno o sul mio voto.

 

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