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Il decreto bollette è soltanto un'elemosina: consumatori furiosi con Mario Draghi

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Codacons e Unione nazionale consumatori criticano il decreto bollette approvato in Consiglio dei ministri. Per il Codacons i 5,5 miliardi di euro destinati dal governo a famiglie sono una «elemosina» che «non risolve il problema del caro-energia e non eviterà una nuova stangata per consumatori e attività produttive». «Dal governo ci si aspettava decisamente di più, e uno stanziamento di risorse così esiguo non eviterà un nuovo maxi-aumento delle bollette in occasione del prossimo aggiornamento trimestrale delle tariffe - spiega il presidente Carlo Rienzi -. Oggi migliaia di imprese rischiano di chiudere i battenti non potendo affrontare costi energetici così elevati, e il caro-energia sta producendo effetti disastrosi sui prezzi al dettaglio, con rincari a cascata in tutti i settori e una impennata dell’inflazione che impoverisce le famiglie e riduce i consumi». «A fronte di tale situazione i 5,5 miliardi di euro che il governo ha deciso di stanziare per il prossimo trimestre risultano del tutto insufficienti, e per salvare le imprese dal fallimento e le famiglie da una crisi nerissima, l’Iva e le imposte che gravano sulle bollette di luce e gas non vanno ridotte, ma azzerate del tutto per l’intero 2022», conclude Rienzi.

 

 

Di cifra «irrisoria» parla anche l’Unione nazionale consumatori. «Un autogol abbandonare a se stesse le famiglie in questo trimestre, proprio quando le bollette sono raddoppiate. Il governo - afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unc - doveva fare uno scostamento di bilancio per affrontare questa emergenza nazionale, invece di stanziare una cifra irrisoria rispetto al reale fabbisogno. Non solo, ma disperde le poche risorse in mille rivoli, facendo interventi a pioggia a favore di Comuni, imprese energivore, famiglie, finendo per scontentare tutti, invece di concentrare lo stanziamento sulle famiglie che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese». «Se l’obiettivo, condivisibile, era salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie, bisognava intervenire ora, non da aprile a giugno quando i caloriferi saranno spenti», chiosa Dona.

 

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